Imposta sulla pubblicità salassi sino a 1.500 euro

Negozianti in rivolta. Richieste di pagamento “inedite” visto che lo scorso anno non erano previste. Gentile: «Comportamento assurdo. Il Comune intervenga»
Di Francesco Fain
Un utente controlla una bolletta del gas, in una foto di archivio. FOLCO LANCIA / DBA
Un utente controlla una bolletta del gas, in una foto di archivio. FOLCO LANCIA / DBA

Botte sino a 1.500 euro annui. «Un salasso», alza la voce un gruppo di commercianti. «Piove sul bagnato», aggiunge un collega. A farsi portavoce di un malcontento sempre più strisciante l’ex vicesindaco Fabio Gentile, oggi capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale. «Tutto nasce dal passaggio, solo formale dal punto di vista societario, fra Aipa e Mazal Global Solutions nella gestione del servizio di riscossione dell’imposta comunale sulla pubblicità (Icp). In questi giorni, diversi commercianti stanno ricevendo, oltretutto a data dell’Icp scaduta l’1 febbraio, delle richieste di pagamento che mai avevano ricevuto. Mentre fino all’anno passato e da molti anni, molte insegne di negozi venivano, giustamente, considerate esenti ai sensi dell’articolo 17 comma 1 bis del D.Lgs 507/93, ora all’improvviso essi vengono considerati impianti pubblicitari e pertanto soggetti ad imposta. Non parliamo di cifre di poco conto perchè si va dai 100 euro a incredibili richieste di oltre 1500 euro annui a seconda delle dimensioni. La cosa inconcepibile, oltre all’avviso di pagamento giunto dopo la scadenza, è che tale interpretazione, che non esito a definire “talebana” della legge, giunge proprio dopo un cambio societario di chi, fino all’anno passato, mai aveva richiesto il pagamento dell’odioso balzello. Parliamo di casi-limite ed emblematici, come impianti che riportano il nome dell’esercizio o il suo logo e poi specificano che tipo di attività commerciale si svolge».

Aggiunge incredulo Gentile: «Queste specifiche vengono ora incredibilmente considerate pubblicità e non una specifica del tipo di attività ed esercizio. Si parla di diversi “ispettori” che sono stati sguinzagliati nei mesi passati sul territorio della città per dei controlli che hanno poi portato ovviamente a delle interpretazioni, pro domo loro, di cose mai richieste in passato. Il rischio è di andare ad ulteriormente alimentare i molti malumori già serpeggianti sul fronte del commercio goriziano anche a fronte della crisi che ancora vede attanagliato il settore».

Tutta questa necessaria premessa per spiegare i motivi di un’articolata interrogazione al sindaco ed agli assessori coinvolti (Commercio e Tributi). «Va fatta chiarezza su di una vicenda estremamente seccante e che l’amministrazione farebbe bene a non sottovalutare. Sono le ragioni per cui ho chiesto di avere chiarimenti e per stimolare un chiarimento proprio con la “Mazal” o con l’Ascom. Se necessario - conclude Fabio Gentile - penso che una modifica al regolamento sulla pubblicità e al deliberato del Comune possa essere invocato per non tartassare con assurde gabelle e balzelli molti commercianti goriziani».

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