«Impresa al limite del possibile salvare i posti per gli asili»

Lo sostiene l’assessore regionale alle autonomie locali Paolo Panontin: «Ci stiamo provando con Roma, bocciato il primo testo. Camminiamo su un filo»
Di Gabriella Ziani
05/10/04 SCUOLA MATERNA, BAMBINI ACCOMPAGNATI DAI GENITORI .
05/10/04 SCUOLA MATERNA, BAMBINI ACCOMPAGNATI DAI GENITORI .

«La strada è stretta, accidentata, scivolosa. Cammino sulla lama del rasoio. Un primo tentativo col governo di far passare una legge salva-precari non è andato a buon fine. Sì, il rischio che a settembre i servizi educativi di Trieste non abbiano il personale c’è, lo sa il Comune, lo sanno i dipendenti, ma col governo non posso far pesare la “specialità” di questa Regione oltre certi limiti. Francamente faccio fatica a non condividere il concetto, quando lo Stato afferma che ci dà un quadro di riferimento di cui fissa i massimi e i minimi, all’interno dei quali possiamo muoverci liberamente, e chiede solo di non superare i confini. Chi li supera deve farsene una ragione. Altrimenti la nostra “specialità”, mentre tutta Italia fa fatica, diventerebbe invisa agli altri».

In queste parole composte e gravi dell’assessore regionale alle Autonomie locali Paolo Panontin c’è tutta la fotografia della probabile imminente voragine in cui il Comune di Trieste vedrà precipitare i servizi educativi non potendo né assumere né confermare gli oltre 200 precari che tengono in piedi un terzo di nidi, scuole materne e ricreatori, poiché la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato principi e deroghe della legge regionale sul “comparto unico” dei dipendenti pubblici, e anche i criteri di spesa che il Fvg si era dato, mette sul piatto una verità mai vista: disoccupati “per legge”, e il Comune che non potendo assumere «sarà costretto a dare i servizi per l’infanzia alle cooperative, e spendendo tra l’altro la stessa cifra - come riassume il sindaco Roberto Cosolini -, come dire che non posso più avere il chirurgo in ospedale, lo cerco sul mercato. Prospettiva allucinante, per me inaccettabile. Quei precari il lavoro lo meritano».

Il sindaco ha già annunciato una controreazione: “passare” le scuole materne dalla giurisdizione del Comune a quella dello Stato come avviene nel resto d’Italia, «mentre noi spendiamo 19 milioni all’anno ricevendone solo 3, allo Stato portando un risparmio». Intanto però ieri Claudio Giacomelli, consigliere di Fratelli d’Italia-An, ha raccolto 13 firme di capigruppo, tutta l’opposizione più Federazione della sinistra (Furlanic) e Gruppo misto (Bassi) sotto una richiesta di Consiglio comunale straordinario alla presenza di Panontin. «Serve trasparenza - dice Giacomelli -, bisogna sapere ufficialmente la verità, verificare l’inquietante notizia data dal sindaco che parla di affidare i servizi a cooperative, sapere qual è il tempo-limite per risolvere il problema: se servono cooperative non si fa il bando in un giorno, se la cooperativa devono fondarla i dipendenti, nemmeno». Giacomelli ironizza anche su «Renzi, Serracchiani, Cosolini, tutti del Pd e si danno del “tu”, e poi si rimbalzano i problemi?».

Ammettendo la gravità della situazione, pesante a Trieste «perché ha la tradizione asburgica delle materne e dei ricreatori» come ricorda anche Panontin, e dunque più servizi e più organici, l’assessore al Personale in Comune, Roberto Treu, aveva convocato per ieri alle 15 i sindacati della Funzione pubblica. Che hanno platealmente disertato l’incontro annunciando una conferenza stampa per stamattina.

«I dipendenti pressano il Comune, che fa pressione su di me, che parlo direttamente coi ministeri - prosegue Panontin -, ma un primo tentativo di salvaguardare i posti di lavoro i ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica ce l’hanno rifiutato: non potabile». Adesso c’è un secondo testo di legge che, emendato in Consiglio delle autonomie locali, andrà a giorni in aula. «Testo in costruzione» dice l’assessore. Ma il senso quale sarà? «Sempre lo stesso. Ci vuole la fantasia di formulare la norma in modo tale da aggirare la sentenza e da non andare in contrasto con le norme nazionali». Dunque sarà uguale la difficoltà.

Panontin lo ammette: le sentenze della Consulta, ci mancherebbe, vanno rispettate, «però possono essere criticate, e questa a mio parere è andata un po’ oltre. Proprio con questa tuttavia ci misuriamo. Non si può legiferare “contro”».

In prima battuta la Regione aveva chiesto di lasciare arrivare a scadenza i contratti, ma costruire il percorso avrebbe richiesto «60 giorni di tempo per verificare la possibilità e 90 giorni per una legge-stralcio, e poi comunque sarebbe arrivato un nuovo anno scolastico, e saremmo tornati un’altra volta al punto di partenza».

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