In cella il driver “palpeggiatore”

Condannato l’uomo che derubava e molestava donne straniere in treno offrendo caffè al sonnifero

Tre anni, otto mesi e nove giorni. Tanto dovrà rimanere in carcere a Pescara l’ex driver dell’ippodromo di Montebello, Domenico Bonafede, considerato in passato l’incubo delle passeggere dei treni Euronight provenienti dall’Austria. Proprio lì, a bordo dei convogli diretti a Udine, Venezia e Tarvisio, l’uomo individuava e colpiva le sue vittime: donne sole che venivano prima narcotizzate e, in seguito, derubate e pure palpeggiate. Abbastanza per far scattare a carico di Bonafede - 61 anni, originario della Sicilia ma residente a lungo in via del Ghirlandaio a Trieste - il processo con l’accusa di rapina e violenza sessuale, sfociato ora in una condanna diventata definitiva.

L’ordine di carcerazione è stato emesso dalla Procura di Trieste ed è stato eseguito dalla squadra Mobile di Pescara, cità in cui l’ex driver di terza linea vive da qualche tempo, ospite della mensa della Caritas.

I fatti risalgono al 2008 e sono andati avanti per alcuni anni. Bonafede, secondo le ricostruzioni degli inquirenti accolte dal giudice, saliva sui treni Euronight provenienti dall’Austria e che collegano Trieste a Udine, Venezia e Tarvisio, e offriva a ignare giovani donne dirette in Italia il suo speciale “benvenuto”: una tazzina di caffè o un bicchierino di Limoncello nel quale aveva precedentemente sciolto una pastiglia di Tavor, come noto un potente sonnifero. L’uomo attendeva quindi che le vittime si addormentassero, per poi sottrarre loro denaro, gioielli e cellulari. In qualche caso, inoltre, si toglieva pure qualche altro “sfizio”, palpeggiandole a ripetizione.

«È vero - aveva spiegato Bonafede nel 2009 davanti al giudice Raffaele Morvay, confermando in pratica tutte le accuse - qualche volta ho allungato le mani su quelle passeggere addormentate. Non sono riuscito proprio a resistere. Ma, le assicuro, che non sono mai andato oltre». Nell’aula del tribunale di Trieste l’ex driver aveva anche ammesso di aver derubato le sue vittime - almeno cinque quelle accertate -, spiegando però di averlo fatto per motivi in un certo senso “umanitari”: «Signor giudice, avevo bisogno di soldi per mantenere i miei cavalli. Per questo, e soltanto per questo. ho addormentato qualche passeggera per poi prenderle i soldi».

Durante le udienze, Bonafede aveva anche rivelato di aver tratto da un film l’ispirazione per il proprio piano. Piano attuato in numerose occasioni, seguendo un identico e meticoloso copione. Andava in treno fino a Tarvisio, si nascondeva nella toilette per gli handicappati della stazione e aspettava il treno proveniente da Vienna, salendo a bordo al momento del cambio dei controllori. Una volta lì, per conquistare la fiducia delle vittime, faceva finta di leggere un libro in inglese o in tedesco. Chiedeva il significato di qualche parola e così riusciva a chiacchierare prima di estrarre dalla borsa le bevande al sonnifero.

In un caso, però, il Tavor non ha funzionato a dovere. Anzichè addormentarsi profondamente, infatti, una delle vittime - una giovane tedesca -, è rimasta in dormiveglia, svegliandosi poi di soprassalto mentre l’uomo la palpeggiava. Di lì l’avvio delle indagini, sfociate poi nel processo e, ora, nella condanna definitiva.

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