In Fvg una rete coordinata per le cure palliative

TRIESTE. La Regione mette mano al riordino delle reti per le cure palliative e la terapia del dolore, con la delibera di giunta che punta a organizzare su base regionale l’assistenza per il trattamento dei pazienti cronici, delle malattie degenerative e del fine vita.
Il riassetto, previsto entro giugno, è parte della riforma sanitaria portata avanti dall’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, ma era stabilito dalle norme statali già da alcuni anni, per uniformare le reti locali su cui finora le Aziende si sono mosse in ordine sparso. La rete per le cure palliative riguarda l’insieme degli interventi terapeutici e assistenziali rivolti al paziente e alla sua famiglia, finalizzati ad accompagnare il decorso di malattie destinate a concludersi con la morte, per le quali le cure specifiche non esistono o non dimostrano più efficacia. Il caso tipico è quello dei tumori. La rete si occupa del controllo del dolore e di altri sintomi invalidanti, ma anche del sostegno psicologico e spirituale, al fine di garantire il miglior stile di vita possibile alla persona presa in carico. Le cure palliative saranno organizzate sia a livello ospedaliero che territoriale, per permettere la continuità della cura nei quattro ambiti di presenza del malato: l’ospedale, le strutture socio-sanitarie, gli hospice e il domicilio.
L’assistenza ospedaliera avverrà in regime ambulatoriale o di degenza, ma sarà il territorio a svolgere una parte importante del lavoro: ogni distretto avrà allora un’unità dedicata, composta da medici, infermieri e riabilitatori specializzati, in collegamento con il medico di famiglia, incaricato di coordinare gli interventi di base e la comunicazione con il paziente e la famiglia. Ogni Aas affiderà ad un medico esperto la direzione del servizio, che funzionerà sette giorni su sette, prevedendo anche la pronta disponibilità sulle 24 ore, in considerazione del fatto che la gestione della malattia si complica con il procedere del suo decorso.
La rete della terapia del dolore coinvolge invece il trattamento di malattie croniche, attraverso farmaci, operazioni chirurgiche, interventi strumentali, riabilitazione e supporto psicologico. Tale approccio integrato si propone di eliminare o almeno ridurre il dolore, a prescindere dalla sua origine, favorendo la reintegrazione del paziente nel proprio contesto sociale e lavorativo. Nonostante il quadro nazionale permetta un centro ospedaliero specializzato ogni 2,5 milioni di abitanti, la specialità consente alla Regione di mantenerne in vita tre: a Trieste, Udine e Pordenone, rispettivamente negli ospedali di Cattinara-Maggiore, Santa Maria della Misericordia e Santa Maria degli Angeli. Il primo passo per sottoporsi alla terapia si compirà tuttavia dai medici di famiglia, che misureranno intensità del dolore e impatto sulla qualità della vita. I casi saranno inquadrati in tre livelli di gravità crescente, a seconda della complessità della patologia, dei farmaci somministrati (dal paracetamolo agli oppioidi) e degli interventi più o meno invasivi richiesti.
Il riassetto classificherà inoltre le strutture a seconda del livello di assistenza erogato, con l’individuazione di “hub” esterni alla rete locale di riferimento per trattare i casi più spinosi. Per le situazioni più semplici, l’assistenza sarà invece svolta nei centri ospedalieri specializzati, negli ambulatori ospedalieri e territoriali oppure dai medici di famiglia, senza escludere anche in questo caso la dimensione domiciliare. Ad assicurare l’uniformità organizzativa e di servizio, c’è inoltre la creazione di un organo di coordinamento presso la Direzione regionale Salute, dove saranno rappresentate tutte le specializzazioni e le professioni coinvolte. Il coordinamento fornirà supporto tecnico alle Aziende, valuterà lo stato d’attuazione delle reti, monitorerà i dati su base annua, parteciperà alla programmazione futura, oltre a curare la formazione specifica del personale, che già oggi prevede la conoscenza del campo delle cure palliative per tutti gli infermieri operanti nell’assistenza domiciliare.
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