In mostra i beni culturali e paesaggistici del Vajont

La salvaguardia e la difesa del territorio e di tutti i beni architettonici e paesaggistici che fanno del nostro un Paese di grande richiamo, sono anche al centro della mostra “Vajont. Paesaggio e architettura a cinquant'anni dal disastro”, aperta nella sala piscina della Git e che si può visitare ogni giorno dalle 8.30 alle 19, sino al 6 luglio.
Una mostra che sbarca a Grado per meglio divulgare la realtà che c’era e quanto è stato possibile recuperare dopo l’immane disastro del 9 ottobre 1963. La mostra è a cura della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia, tanto che a presentarla è stata la soprintendente Maria Giulia Picchione, la quale ha fatto riferimento in particolare alle realtà di Erto e Casso e naturalmente a Longarone, che con la valanga d’acqua conseguente all’enorme frana dal monte Toc venne letteralmente cancellata lasciando un’incredibile scia di morti.
Le due località di Erto e Casso, ha sempre ricordato la soprintendente, sono oggetto di una campagna di tutela da parte della Soprintendenza. La mostra fotografico-documentaria attiene appunto a questo aspetto, poiché propone immagini e notizie di cinquant’anni fa ma anche la situazione attuale.
All’inaugurazione della mostra, allestita in una sala a ridosso della spiaggia (e che pertanto può essere visitata anche dai bagnanti), sono intervenuti anche il sindaco Edoardo Maricchio e il presidente della Git Marino De Grassi.
Tornando alla mostra, è stato deciso di riportare alla luce quanto dei beni culturali e paesaggistici conserva la valle del Vajont “sospesa a quota 700 metri e appartata nell'incantevole contesto delle Dolomiti friulane, con le sue architetture di pietra e le sue genti orgogliose. Il Vajont - è stato precisato - va conosciuto, scoperto, studiato per i valori culturali che rappresenta ma soprattutto rispettato per la memoria storica che porta con sé”.
(an.bo.)
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