Inquinamento in Ferriera Dipiazza lancia l’ultimatum

«Pronti a rivolgerci alla Corte di giustizia Ue se la Regione non modificherà l’Aia» Ma Vito gela il Comune: «Non ci sono elementi nuovi che giustifichino revisioni»
Di Silvio Maranzana
Lasorte Trieste 28/07/15 - Via Pitacco, Ferriera, Fumo Rosso
Lasorte Trieste 28/07/15 - Via Pitacco, Ferriera, Fumo Rosso

Arriverà fino a Bruxelles e Lussemburgo la battaglia del Comune di Trieste per chiudere l’area a caldo della Ferriera di Servola. Lo hanno annunciato ieri in una conferenza stampa il sindaco Roberto Dipiazza e l’assessore all’Ambiente Luisa Polli affiancati dal consulente Pierluigi Barbieri, docente di Chimica. Dopo essersi vista rigettata dal Tar la richiesta di sospensiva del decreto regionale che accertava il completamento da parte di Siderurgica Triestina di una serie di adempimenti prescritti dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l’amministrazione tenta ora un’altra controffensiva. La Corte di giustizia europea e la Direzione generale Ambiente sono considerate l’extrema ratio. L’ipotesi prioritaria è un’altra: «Chiederemo alla Regione - è stato affermato - di aprire un tavolo per la revisione dell’Aia». In realtà non è trascorsa che qualche ora che la Regione, per bocca dell’assessore all’Ambiente Sara Vito, l’ha sostanzialmente già bocciata. Uno stop a una prima richiesta di revisione era già arrivato a settembre. Ieri è partito il secondo tentativo su questo terreno perché, dirà Dipiazza alla fine, «quest’Aia è stata emessa quando tutte le istituzioni erano conniventi e non tutela i cittadini».

Su quali basi la nuova richiesta? «L’Arpa ci ha fornito il riscontro sulla deposizione delle polveri - ha riferito Polli - e si evidenzia che è interessata la zona in un raggio di 400 metri dallo stabilimento. Non solo provocano imbrattamento, ma vengono respirate, si posano sugli alimenti. Vi sono risvolti di carattere sanitario, cioè cancerogeno: è acclarata la pericolosità. E la situazione non sembra essersi modificata tra il 2011 e il 2016. Tutto questo non è stato tenuto in considerazione per l’Aia ed è un fatto grave perché l’Autorizzazione non deve servire per tutelare l’imprenditore, ma pone obblighi di tutela sanitaria e ambientale».

«Analizzando gli stessi dati autoprodotti da Siderurgica Triestina - ha aggiunto Barbieri - le sorgenti emissive dal confine dell’impianto siderurgico provocano ricadute fino a 400 metri di distanza, c’è un calo progressivo molto rapido, ma comunque si arriva a 400 metri. Il benzopirene ha una sorgente identificata nella cokeria e si propaga per alcune centinaia di metri. I dati delle deposizioni però - ha commentato il consulente - vengono raccolti ogni tre mesi e ciò non consente di verificare gli effettivi miglioramenti. E poi c’è la necessità di avere un controllo in prossimità della cokeria, invece il più vicino punto di verifica è a 570 metri da questo impianto, mentre alcune case sono più vicine».

Secondo Barbieri bisogna dunque installare strumentazioni più vicine e che rimandino dati in continuo. «Queste sostanze infatti - ha commentato - possono generare nelle persone quello stress ossidativo di cui si è parlato nello studio commissionato all’Azienda sanitaria. Il Comune ha di conseguenza chiesto all’Asuits di verficare la presenza di queste sostanze nelle urine degli abitanti».

«Non è nostra intenzione rompere il principio di regolare collaborazione con le altre istituzioni - ha concluso Polli - ma si sappia che le direttive comunitarie sono immediatamente applicabili e vi sono precedenti di sentenze della Corte giustizia in questi ambiti. Ma non vorremmo inoltrarci in un percorso che si prospetterebbe comunque lungo. Ci sono fin d’ora infatti i presupposti per poter rivedere l’Aia: oltre a quelli appena illustrati, il fatto che l’azienda non intende provvedere alla copertura del parco minerali; che fino al 22 dicembre, data del decreto di accertamento da parte della Regione, lo stabilimento ha prodotto ghisa superando i limiti. E per il fatto infine che la Regione non ha avviato alcun procedimento sanzionatorio, anzi non sappiamo nemmeno se sia stata emanata una semplice diffida».

«Tutte le azioni della Regione dimostrano che per noi la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini è una priorità assoluta - ha replicato in serata Vito - Non ci lasceremo trascinare nella crociata politica lanciata dal Comune di Trieste. È gravissimo che un sindaco si esprima sui rapporti tra Regione e amministrazione comunale precedente utilizzando il termine “connivenza” - ha continuato Vito - introducendo il dubbio che esse siano giunte al rilascio dell'Aia senza tener conto della salute dei cittadini. La Regione invita il Comune a utilizzare toni più misurati e attenti». Quanto alla revisione dell’Aia, l’assessore regionale afferma che può essere richiesta solo dinanzi a elementi nuovi, «ma tali elementi nuovi - ha concluso - non si ritrovano nel documento dell'Arpa che, all'opposto, certifica un innegabile miglioramento per quanto riguarda le polveri per l'anno 2016».

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