La battaglia generazionale tra il rottamatore e l’esperto

“Corri, corri / gli occhi attenti sul mattino chiaro accendi e poi / presto, più presto / è vicina la città” (I Pooh). “Ma dove corri, dove vai” (Edoardo Bennato). “Corri Trieste” doveva essere il nome della lista civica di Fabio Carini, patron della Bavisela. Il senatore Francesco Russo, il lettiano che si è scoperto renziano e rottamatore, non ha dubbi su quello che serve all’amministrazione di Trieste. «Quella di Roberto Cosolini è stata una buona ordinaria amministrazione. Ma oggi, in un momento in cui si aprono opportunità straordinarie per Trieste, questa città ha bisogno di più. Serve un cambio di passo. Roberto Cosolini ha camminato. La proposta di Francesco Russo è di una città che ricomincia a correre» annuncia senza troppi complimenti il senatore. Il sindaco, invece, sceglie la Barcolana (di cui Trieste è la città) invece della Bavisela come immagine: «Cosolini è quello che ha tolto la barca dalla secca e l’ha rimessa a veleggiare. La mia non è stata un’ordinaria amministrazione. Solo chi non ha mai amministrato può dire le cose di Russo. Sicuramente abbiamo prodotto più di quello che abbiamo comunicato per 4 anni e mezzo. Il tema vero è dimostrare alla città che il cambiamento è in corso. Se il centrosinistra smentisce se stesso è condannato a perdere» risponde all’avversario delle primarie.
La sfida è aperta e si annuncia senza esclusione di colpi. «Grande discontinuità e grande cambiamento. È la richiesta che viene riversata su queste amministrative. Uno dei motivi che mi hanno spinto a candidarmi» premette Russo. La sua “stroncatura” del sindaco in carica è simpatica: «Io ho apprezzato moltissimo Roberto Cosolini negli anni in qui è stato il migliore assessore della giunta Illy. Gli riconosco una grande capacità di lavoro e onestà. Devo dire che i limiti di questi 5 anni sono quelli di non aver intercettato i segnali di cambiamento. Manca la sintonia con Trieste. Manca il dialogo. Ho registrato uno scollamento tra le idee di centrosinistra e la città. E non lo dicono solo i sondaggi. Basta farsi un giro in città».
La replica di Cosolini è piccata: «Francesco è un brillante politico. Ci conosciamo da una vita. Abbiamo fatto molte cose assieme. Ha gestito bene la fase finale della sdemanializzazione del Porto vecchio che è il risultato di un gioco di squadra. Russo ha avuto solo il merito di andare in gol. Ma non ci è andato da solo». E poi ripete: «Mi lascia perplesso. Dalla cose che dice dimostra di non conoscere cosa sia amministrare, ovvero la fatica quotidiana di tradurre i sogni in cose concrete. Amministrare non sono i fuochi d’artificio. In questi anni difficili non è mancata la discontinuità».
Qualche anticipazione sui nomi delle future amministrazioni? «I nomi non li faccio adesso. Ci saranno conferme e ci saranno cambiamenti. Non è serio fare nomi in questo momento» taglia corto Cosolini lasciando aperte le illazioni che circolano tra cui la “cittadina” Maria Teresa Bassa Poropat che, dopo la fine della Provincia, potrebbe trovare posto alla Cultura. Neppure Russo fa nomi, ma traccia un profilo di grande cambiamento e rinnovamento (soprattutto anagrafico). «Rispetto alla giunta Cosolini ci sarà un tasso maggiore di persone capaci di stare in mezzo ai triestini. È mancato un dialogo. In questo la giunta Dipiazza, che era qualitativamente inferiore, aveva la capacità di stare tra le persone. L’unica certezza della futura giunta sono i giovani. Per la Cultura cercheremo di scegliere un assessore che duri cinque anni. Aver avuto 4 assessori in 5 anni non ha aiutato». (fa.do.)
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