La convenienza di ridare l’acqua ai Comuni

Lo studio sarà affidato in settimana dall’Ato e verrà portato in Consiglio da Cosolini entro il 20 aprile

L’appuntamento deve essere per forza fissato entro il 20 aprile, ovvero entro la scadenza del quinquennio cosoliniano: il sindaco relazionerà in Consiglio comunale sull’opportunità o meno che la gestione del servizio idrico integrato torni interamente pubblica.

Con due ipotesi di lavoro: o una gestione diretta da parte dei Comuni interessati o una società “in house” costituita all’uopo da parte di ogni singolo Municipio. Cosolini, i colleghi primi cittadini (Muggia, San Dorligo, Duino Aurisina, Monrupino, Sgonico) e il rappresentante della Provincia compongono l’assemblea dell’Ambito territoriale ottimale (Ato) triestino, al quale sono demandati interventi e investimenti su un tema sensibile come è quello dell’acqua. Ora, in seguito e in ottemperanza a una mozione approvata dal Consiglio comunale, l’Ato triestino è in procinto di affidare uno studio a una delle quattro società che hanno partecipato a una procedura di evidenza pubblica per un importo di 21 mila euro. Società che non abbiano evidentemente rapporti con i due gestori operanti sul territorio dell’Ambito, ovvero AcegasApsAmga e Acquedotto del Carso.

L’incarico verte su una “griglia” di quesiti che riguarda gli aspetti gestionali, ambientali, tariffari di un eventuale retromarcia del ciclo idrico verso la mittenza comunale, attraverso un processo di “re-internalizzazione”, come lo si definisce con orrida espressione. Vantaggi e svantaggi dell’operazione, insomma: il tutto da redigere in un paio di mesi.

Queste le comunicazioni fatte ieri mattina dallo stesso Cosolini e dal dirigente del servizio Ambiente della Provincia, Fabio Cella alla Commissione consiliare II, presieduta da Igor Svab (Pd). Nel dibattito sono poi intervenuti Rovis (Tp), Sossi (Sel), Bassi (misto), Menis (M5s), Bertoli (Fi), Lobianco (civica).

L’acqua è un bene prezioso che assorbe molte risorse. Il piano dell’Ato, risalente al 2011, prevede un impegno complessivo di circa 270 milioni di euro spalmato su un arco temporale di 15 anni. Nel corso di questo primo quinquennio ne sono già stati impegnati 70 milioni: il depuratore di Servola, il depuratore di Sistiana, il depuratore del Villaggio del Pescatore, il collettore di Barcola sono alcuni dei principali interventi programmati. Interventi che - spiega Fabio Cella - si pagano per gran parte con la tariffa, se si eccettuano 30 milioni destinati al depuratore servolano e 12 milioni di contributi regionali.

Tariffa che, al calare della pubblica contribuzione, è sensibilmente cresciuta nel periodo 2002-2012, per una percentuale del 43%. Un dato questo fortemente sottolineato da Sossi, uno degli esponenti politici più convinto della necessità di reinserire la risorsa idrica sotto il tetto municipale. Lo studio commissionato dall’Ato servirà a capire se questo è possibile e a quale prezzo.

magr

Riproduzione riservata © Il Piccolo