LA CORSA A OSTACOLI DI VELTRONI
Mercoledì prossimo dunque - sembra ormai certo - Walter Veltroni si candiderà alla guida del Partito democratico, e quindi indirettamente, alla prossima guida del Paese. L'avvenimento non è di poca portata per una vasta serie di motivi che vanno dalla politica, passano per le modalità di creazione e organizzazione del consenso, toccano la cultura e il costume, investono non marginalmente il futuro di questo nostro Paese. Pregi e difetti (presunti o reali) del personaggio sono noti, come dovrebbe essere noto a tutti ”perché” la scelta è caduta su di lui: si è ritenuto - probabilmente a ragione - che fosse l'unico in grado di fermare una crisi di consensi e credibilità di proporzioni devastanti per l'intero centro-sinistra e per il suo gruppo dirigente. Concentriamoci invece sulle prove (terribili a nostro modesto avviso) che il Sindaco di Roma dovrà sostenere per arrivare fino in fondo.
La prima sottile insidia è rappresentata dalle primarie: la dozzina e più di potenziali concorrenti dei giorni scorsi, sembra essersi squagliata e il rischio è che il sindaco di Roma si trovi ai nastri di partenza da solo o quasi. Bene sarebbe invece che i più prestigiosi fra gli ex potenziali concorrenti, si assumessero le responsabilità e lo affrontassero: un Veltroni che vince le primarie con il 51% varrebbe ben più di un Veltroni che sfiora l'ottanta o il novanta. La seconda tremenda fatica - e ahimè sarà una fatica quotidiana - rinvia alla forzata convivenza con un governo che a molti appare balbettante e contraddittorio, ai più appare antipopolare e oppressivo (questo ci hanno detto le ultime elezioni amministrative, questo rintoccano i sondaggi). Dovrà smarcarsi da questo governo e tuttavia di questo governo e della sua maggioranza avrà bisogno soprattutto perché riesca a confezionare una legge elettorale decente. Un problema davvero complesso.
La terza delle prove veltroniane sarà legata alla necessita di accelerare la costruzione del Partito democratico sul territorio: un'operazione che richiederà la presenza di uomini affidabili, capaci di leggerne le tendenze e di interpretarle, di tessere un reale arco di alleanze e di consensi. Un'operazione quindi che implicherà l'utilizzo dei migliori presenti attualmente e l'individuazione di nuove risorse, nuove personalità. In molti casi dovrà stipulare un patto virtuoso con chi non lo volle a guidare il paese due anni fa (in qualche modo con i nemici di ieri) e contemporaneamente selezionare i migliori fuori dai recinti della politica. La quarta prova che dovrà superare avrà a che fare con la modellatura del Partito democratico. Dovrà cioè donargli un'identità, dovrà regalargli una narrazione che sia credibile e avvincente, e dovrà presumibilmente farlo sotto le piogge acide dell'azione governativa. Trovato il plot narrativo, dovrà scandirlo nei tempi giusti, trovare cioè la sintassi più opportuna per far si che l'epifania, la rivelazione coincidano con gli ultimi mesi della campagna elettorale.
La quinta lunghissima prova, consisterà nel resistere al lavoro di destabilizzazione degli avversari: Prodi, D'Alema, Fassino, ne portano tutti i segni e possiamo immaginare che nel futuro prossimo l'offensiva mediatica, politica e non solo, sarà violentissima, su Veltroni stesso ma soprattutto sugli altri attori del centro-sinistra. La casa brucerà - è da un po' che brucia - e lui dovrà scivolare fra le fiamme rimanendo illeso. La sesta prova avrà come obiettivo la scoperta di quel rarissimo punto di equilibrio - probabilmente cangevole nel tempo - che gli consenta di essere compiutamente 'dentro' - come ogni vero drammaturgo che possiede e condivide i destini di tutti i suoi personaggi - e al tempo stesso fuori dalla rappresentazione che verrà. Dovrà cioè essere ”nella politica”, ma rimanerne magicamente al di fuori, inconsumato.
Il settimo - non agevole - ostacolo, sarà rappresentato dagli inevitabili e forti elementi di conservazione presenti nel centro sinistra. Veltroni dovrà mischiarli sapientemente con quei contenuti e quelle forze che invece spingono a innovare e a modernizzare il paese. Dovrà quindi rappresentare il vecchio, ma essere anche il nuovo. Dovrà farsi accettare dai conservatori e farsi amare dagli innovatori. L'ultima decisiva prova è legata ad un clima politico che affonda le sue radici nel passato, in tutto il passato del nostro paese e che per il centrosinistra costituisce un grosso guaio: Veltroni dovrà spegnere l'odio degli avversari e accendere l'amore dei sostenitori, essere ad un tempo pompiere e attizzatore, moderatore e suscitatore. La meta dunque è prestigiosa e bellissima.
Il percorso per arrivarvi è durissimo. Gli avversari sono anch'essi terribili: l'attuale governo in primo luogo, il centro-destra nella sua frantumata interezza, infine un'opinione pubblica depressa e amareggiata. E tuttavia Veltroni potrebbe farcela in virtù di qualcosa di inedito (per il nostro paese) che lo anima: «la politica - sono parole sue - deve avere la mano leggera». Parole apparentemente banali, eppure parole che a mio avviso sintetizzano il tempo che ci aspetta. Se Walter Veltroni sposterà la sfida su questo terreno, è probabile che riesca a raggiungere la meta.
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