La fusione passa per l’incrocio di nessuno

STARANZANO. A poche settimane dalle urne, i democratici per il sì scendono nell’arena. Anche se sarebbe più corretto dire nell’aiuola spartitraffico, visto che proprio dal quadrivio dell’acquedotto sono partiti, ieri mattina, con la campagna referendaria, indicendo una conferenza stampa sotto la prima canicola di tarda primavera. La controffensiva al fronte del no, rappresentato da Fontanot&co., viene lanciata dunque da un «luogo simbolico e assieme il paradigma delle ragioni della fusione tra Monfalcone, Ronchi e Staranzano».
Come si sa, infatti, da tempo quell’intersezione viaria è nel mirino dei residenti dei tre Comuni per la sua pericolosità, essendo spesso teatro di incidenti anche spettacolari, con tanto di vettura accartocciata e finita nel giardino di una casa privata. L’incomunicabilità tra enti che pure governano sotto la stessa bandiera (di centrosinistra) ha finora impedito che l’incrocio problematico venisse disciplinato. Ed è da lì, dal punto di incontro tra le vie Redipuglia, 24 Maggio e Dobbia che i dem per il sì avviano l’informazione al cittadino, per coinvolgerlo nel processo consultivo. Un luogo che «rappresenta la vicinanza e l’inesistenza di vere barriere che separano le tre comunità», ma anche «ciò che fino a oggi non si è potuto fare e che con la fusione invece sarà finalmente possibile».
Lo slogan scelto è: “Democratici per il si - Insieme si vince”. E già martedì ci sarà il primo incontro pubblico alla Biblioteca comunale di Monfalcone, come riferisce Lucia Giurissa, che in qualità di segretario del Pd ha portato avanti su mandato dell’assemblea e dei consiglieri in aula l’istanza dell’accorpamento. Assieme a lei, ieri, c’erano anche il sindaco della città dei cantieri Silvia Altran, i consiglieri comunali Andrea Davanzo, Giuseppe Sabato, Lucia Scaffidi Lallaro e Paolo Masella, oltre al rappresentante provinciale Fabio Del Bello. Per Staranzano invece Fabio Marchiò, Alessandro Presot e Michele Rossi, mentre per Ronchi Cristina Carloni e Flavia Iacchini. C’era ovviamente, tra la trentina di presenti, anche l’“alleato” e primo promotore del referendum, ovvero Città Comune con Luigi Blasig e Umberto Miniussi.
Il luogo scelto è anche «rappresentativo dell’importanza che parti che sembrano essere rimaste ai margini delle nostre comunità debbano ritrovare centralità nel disegno della nuova città». Dunque i «rioni, le periferie delle tre comunità, dovranno essere al centro della Nuova città policentrica che nascerà dalla fusione; nessuno deve più essere marginalizzato, ogni parte di questo splendido territorio dovrà riprendere centralità e voce». Lo ha sottolineato anche Giurissa: «Avere una sola città non significa cancellare le identità precipue, ma avere un’unica regia, valorizzando anzi le peculiarità del territorio». C’è «un salto da fare». Anche nel dibattito: «Mi dispiace sia sceso a questi livelli, nelle ultime settimane. Sono tuttavia convinta che più giù di così non si possa andare, anzi è l’occasione per risalire».
Senz’altro il domandone di questi giorni è: ci sarà un confronto tra i due schieramenti, come solitamente si conviene in questi casi? Il fronte pro fusione ha già avanzato la propria disponibilità, da tempo. Intanto ai dem per il sì non resta che preparare la sfida alle urne, scoccando l’ultimo dardo: «Rimanere piccoli, condanna irrimediabilmente un territorio all’emarginazione e all’impoverimento del suo tessuto sociale».
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