«La Lega nazionale mostri i documenti»

Padovan (Anpi): «Noi disponibili a un confronto purché ci si basi su dati storici». Oggi a Gradisca il congresso provinciale
Di Roberto Covaz

Oltre 1600 iscritti («siamo l’associazione con più iscritti dopo il sindacato e noi effettuiamo il tesseramento annuale») con una buona percentuale di giovani («ma ne vorremmo molti di più»). L’Anpi (associazione nazionale partigiani d’Italia) provinciale si approccia con questi numeri al congresso in programma oggi alle 14.30 nella sala Bergamas di Gradisca. Tema del congresso è “Con i valori della Resistenza e della Costituzione, verso un futuro democratico e antifascista”.

Il presidente Paolo Padovan non si sottrae a ragionare sulle recenti rivelazioni dei dirigenti della Lega nazionale di Gorizia, che in occasione del Giorno del Ricordo hanno svelato di aver trovato documenti inediti su una grande foiba, a Rosazzo, o nel Manzanese, dove sarebbero stati occultate dalle 200 alle 800 vittime dei partigiani della Garibaldi-Natisone.

Padovan, cosa pensa di questa vicenda?

«La storia va studiata e approfondita nei convegni, non usata per fini personali o perché qualcuno la strumentalizzi per fini politici».

Da un punto di vista storico può avere un fondamento quanto affermato dalla Lega Nazionale?

«Non si fa la storia per sentito dire. Dimostrino e divulghino le fonti e poi discutiamo. Leggo in questa cavità sarebbero celati dai 200 agli 800 resti di vittime asseritamente uccise dai partigiani. Non scherziamo su questi argomenti. Servono documenti. In ogni caso l’Anpi è disponibile a qualsiasi confronto purché serio e basato su dati storici. Fino a questo momento mi pare che quanto affermato dalla Lega nazionale sia ancora molto vago».

È possibile che sia sfuggita agli storici una cavità di tali dimensioni?

«Mi sembra improbabile e non capisco come, nell’eventualità si ritrovassero resti umani, le responsabilità siano da attribuire ai partigiani. Nelle cavità, già dalla fine dell’Ottocento, c’è finita purtroppo tanta gente che nulla a che fare con il periodo della Resistenza».

La disponibilità dell’Anpi a un confronto serio è pur sempre un’apertura da registrare con favore.

«Noi siamo sempre stati aperti al confronto ma senza cedere al principio sacrosanto che divide chi lottava dalla parte giusta, per la giustizia e la democrazia, e chi dalla parte sbagliata, al fianco dei nazisti e dei fascisti».

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