La letteratura inglese approda in Porto vecchio

Al Magazzino 26 la conferenza dell’anglista Renzo Stefano Crivelli con uno sguardo al mare
Di Benedetta Moro
Silvano Trieste 13/02/2016 Mag. 26, Trieste e il Mare, Renzo Crivelli
Silvano Trieste 13/02/2016 Mag. 26, Trieste e il Mare, Renzo Crivelli

Uno sguardo articolato sulla grande letteratura inglese tra ‘800 e ‘900 dedicata al mare. Il pubblico, più di duecento persone presenti ieri al Magazzino 26 per la seconda conferenza del ciclo “Trieste e il mare”, ha letteralmente viaggiato per le acque blu e profonde a bordo di velieri e transatlantici del passato, pilotati da Renzo Stefano Crivelli, ordinario di Letteratura inglese all’Università di Trieste.

Dopo i saluti del sindaco Roberto Cosolini, che ha sottolineato l’importanza strategica del Porto Vecchio anche attraverso i molteplici eventi promossi, Maurizio Eliseo, curatore della manifestazione promossa dal Comune di Trieste e dall’Autorità portuale assieme a Italian Liners, ha parlato di «cibo per la mente» per inquadrare questo progetto che coinvolge cultura, economia e società.

A presentare Crivelli il giornalista e scrittore Piero Spirito che ha introdotto il rapporto a volte quasi innato tra nave e letteratura, rapporto su cui fiumi d’inchiostro sono stati versati per raccontarlo. Perché «scrivere è un po’ come navigare – ha continuato Spirito – a volte ci si muove nella nebbia, altre volte si approda in porti sicuri da cui poi è difficile ripartire». E sono diversi i porti dai quali Crivelli ha fatto salpare i passeggeri dalle navi di cui ha ripercorso le vicende, i protagonisti e gli autori. La partenza è con capitan Achab, a bordo di un veliero medio piccolo, dove «la paura per il mare è una costante», racconta Crivelli. Ma prima di aggregarsi al protagonista di “Moby Dick” firmato da Herman Melville, capolavoro del cosiddetto American Renaissance, cui lo scrittore s’ispirò dopo aver letto il rapporto di un certo Chase (“cacciatore”, in inglese), un ufficiale di marina, quattro passi sul molo con Ishmael, quello di “Chiamatemi Ishmael”, il narratore del romanzo d’avventura, erano necessari. Destinazione successiva: l’Oriente con Patna. Rappresenta una vecchia barca che portava i pellegrini alla Mecca: è il mezzo su cui Lord Jim, il protagonista dell’omonimo romanzo di Joseph Conrad, come primo ufficiale abbandona la scialuppa. Il lettore si trova di fronte a una narrazione che gioca su due piani, dove la nave diventa parte di noi, ma anche l’errore principale che gioca nella mente di Jim.

Ma se la barca di Jim non affondò veramente, quella di Stephan Crane, che riporta un racconto autobiografico, diventa poi una metafora della sopravvivenza.

E poi è la volta dell’irlandese Joseph O’ Connor e la sua “Stella maris”, in cui la nave protagonista lascia l’Irlanda dopo la grande carestia e trasporta gli emigrati in America. Crivelli, con O’ Connor, si sofferma in particolare sulle terze classi della nave, quasi un girone dantesco.

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