La moglie in piazza per raccogliere firme

Il debutto della sua battaglia sarà a Trieste. Nelle giornate di venerdì 3 e sabato 4 febbraio prossimi, Luana Miani, sosterà in via San Lazzaro con i suoi cartelloni per denunciare la sua drammatica storia e per raccogliere le firme.
È quanto, infatti, la donna si era ripromessa. Girare le piazze di tutta Italia per “raccontare” quanto le è accaduto e chiedere riposte anche sotto il profilo della responsabilità medica.
Per la sua lotta che, dice, «porterò avanti quale unica mia ragione di vita», ha fatto preparare tre cartelloni plastificati, un metro per un metro. Saranno questi “manifesti” a parlare per lei. Un cartellone spiega quanto avvenuto durante l’intervento fatale. Il secondo riporta l’esito dell’autopsia e la perizia. Il terzo l’ha invece scritto personalmente: la donna chiede al ministro della Salute, una modifica nell’ambito della legge Balduzzi, proprio in fatto di responsabilità medica. Chiede di stabilire che, qualora medici e operatori sanitari vengano denunciati per il decesso di un paziente, vengano sospesi dal servizio e con il minimo di paga sindacale, in attesa di far luce sulle responsabilità. Ciò a valore per tutti i tre gradi di giudizio. La donna chiede, inoltre, un inasprimento delle pene di fronte alla riconosciuta colpevolezza. La donna, già a suo tempo ha spiegato di voler lanciare anche l’appello affichè venga promossa un’interrogazione parlamentare per sostenere la modifica legislativa.
Primo appuntamento, dunque, in piazza San Lazzaro, il 3 e 4 febbraio. «Inizierò da Trieste - ha già avuto modo di spiegare Luana Miani -, in via San Lazzaro, dove ho ottenuto tutte le autorizzazioni previste in ordine all’utilizzo del suolo pubblico. Voglio andare dovunque possibile. Voglio girare tutte le regioni». Si è anche già prefissata un obiettivo: quello di raggiungere almeno 10mila sottoscrizioni in Friuli Venezia Giulia». Con ciò augurandosi di poter concludere la sua petizione popolare entro quest’anno, per poi inviarla in allegato alla lettere indirizzata al ministro.
La donna è determinata, non intende darsi alcuna tregua nel suo percorso diventato la sua ragione di vita: «Non mi fermerò davanti a nulla, mi fermerà solo la morte».
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