La replica secca: «Scrivo battute da anni e non ho la tessera dem»
Chi critica non ha capito, perché «l’obiettivo del Testamento non è la vendetta politica, ma far sorridere le persone». E poi, se proprio vogliamo spiattellarla tutta, già in tempi non sospetti, Adriano Persi mandava i suoi “contributi” - in termini di battute politically scorrect - agli autori del testamento di sior Anzoleto. È accaduto già anni fa, lo confessa l’ex sindaco di centrosinistra («ho le prove ancora sul computer») e lo conferma anche sior Anzoleto, alias Orlando Manfrini. Grato più che mai che l’amico abbia voluto aiutarlo, dopo la scomparsa di Livio Glavich, a stender le fatidiche pagine.
Che il centrosinistra abbia potuto mettere il cappello sulla satira monfalconese, la maschera più amata del Carnevale bisiaco, lo esclude fermamente («xè una cazzada, come quela che ghe fasemo leger el Testamento prima al Comun»)»: «Non lo sapeva neppure la Pro Loco e, per dire, nemmeno mia figlia che la firma sarebbe stata di Adriano Persi. È un segreto che ho tenuto fino a poco prima di salire sul palco». E a dirla tutta «era pure reticente ad accettare, non lo voleva fare».
E lui, Persi, pietra dello scandalo (diciamo così) di Carnevale? «Intanto - sottolinea l’ex sindaco diessino - sono fuori dalla politica da oltre 10 anni e non mi sono mai iscritto al Pd, né ho altre tessere politiche in tasca». Quanto alla Cantada «mi pare sia andata bene e che i monfalconesi abbiano gradito». Per il resto «l’obiettivo non era la vendetta politica, ma sorridere insieme, con simpatia». «Non mi piace - prosegue - la satira di Marini, resto dell’idea che il Carnevale lo si debba vivere con spensieratezza e allegria». E il prossimo anno bisserà l’esperienza? «Vedremo - risponde -, dipende anche se me lo chiedono...».
Relativamente alle critiche di Cisint&co «non c’è stato nulla da difendere o qualcosa su cui mettere il cappello, anzi ritengo che si dovrebbe fare di più per sostenere il Carnevale, una tradizione che ho sempre amato: con mia moglie partecipavo alle manifestazioni pure con maschere artigianali e ci divertivamo un mondo. Per noi è sempre stata una tradizione di famiglia». E comunque, conclude, «tranquillizzo tutti: non era una prova tecnica di primarie!». (ti.c.)
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