La riforma della sanità Fvg sotto esame

TRIESTE. Sarà giugno il punto di non ritorno della riforma sanitaria, il momento in cui i progressi andranno pesati e con essi la capacità dell’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, di portare a casa gli impegni e dimostrare che la riorganizzazione tiene il passo. Il centrosinistra ha fissato la verifica a inizio estate mettendo nero su bianco in riunioni riservate una serie di priorità che consentano «una valutazione oggettiva sullo sviluppo o meno della riforma». Come a dire che giugno dovrà segnare la presa d’atto di un processo in cammino o del necessario cambio di marcia.
L’iniziativa sarebbe partita dal gruppo regionale Pd dove più di qualcuno si dice «preoccupato» da un andamento ritenuto lento. Ma la giunta pare non temere esami sull’avanzamento dei lavori che diranno molto anche sulla traduzione pratica del nuovo corso da parte dei direttori sanitari. Il “Piano d’azione a breve termine” si compone di diciassette tappe da raggiungere non oltre metà anno, ma la prima preoccupazione è presentare al meglio all’esterno «il tema delicato del finanziamento complessivo, su cui è difficile eludere la necessità di sostenere il processo di riforma con ulteriori finanziamenti in questa fase, mentre si accentuerebbe l’attenzione sui risparmi nel medio periodo». Risparmi derivanti tuttavia da razionalizzazioni non sempre gradite a territori e personale, come dimostrano le polemiche sulla riduzione dei primariati, lo scontro sui punti nascita di Palmanova e Latisana o le proteste sul laboratorio del Burlo.
La priorità è concludere presto l’intervento su due punti che riservano non poche tensioni: da una parte, la stipula dei protocolli d’intesa Regione-Università, che portano con sé i timori dei medici ospedalieri di Trieste e Udine di subire il controllo dell’accademia; dall’altra, l’«eliminazione dei doppioni amministrativi almeno nella Aas 2, 3 e 5», con i conseguenti malumori degli uffici assorbiti nell’operazione, con Trieste per ora fuori dal gioco. Il documento mira poi a evidenziare ulteriormente «la volontà di rafforzamento del sistema sanitario territoriale», impegnando le parti a «rendere visibili passaggi di funzioni, poteri, risorse su almeno alcune attività specialistiche dalle strutture ospedaliere ai distretti», che dovranno governare i percorsi di riabilitazione dei pazienti, anche se svolti in parte in ospedale.
Alle Aziende si chiederà dunque di dare riscontri chiari sulla continuità terapeutica ospedale-territorio, all’interno del meccanismo che sta gradualmente spostando risorse dal primo al secondo e che richiede di non lasciare passaggi scoperti. Cellula del nuovo sistema saranno i Centri per l’assistenza primaria i cui rapporti con i distretti andranno indicati con «maggiore chiarezza». Entro giugno, questi poliambulatori territoriali dovranno essere sviluppati in «un certo numero» e dotati di attrezzature per la diagnostica e adeguato numero di specialisti, infermieri, fisioterapisti e altri operatori, «anche indipendentemente dal completamento della negoziazione contrattuale con i medici di famiglia», in molti casi freddi davanti alla riforma.
L’accordo pone quindi l’accento sull’aggiornamento: sempre entro giugno si prevedono l’istituzione di un master di secondo livello per i dirigenti di strutture complesse e direzioni strategiche, l’attivazione dei corsi per il personale delle Ass, la revisione dei compiti dell’ente di formazione dei medici di famiglia. Né viene trascurato l’impegno a realizzare entro metà anno almeno una parte dell’evoluzione informatica, con la dematerializzazione delle ricette, la reperibilità in rete dei referti e la messa a disposizione su internet dei tempi d’attesa del pronto soccorso. L’intesa prevede inoltre l’avvio di una commissione per il contrasto della contenzione meccanica degli assistiti nei servizi sanitari, nelle residenze e nelle case di riposo. E ancora l’attivazione delle strutture previste per la neuropsichiatria infantile, l’emanazione di linee guida sul funzionamento dei consultori familiari e la definizione dei settori della sanità in cui sviluppare la cooperazione internazionale e transfrontaliera. Un piano dalle molte facce, che giugno dirà se realizzato interamente o meno.
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