«La salute e l’occupazione non sono in contrasto»

All’indomani della manifestazione sulla/contro la Ferriera il sindacato riflette, in fabbrica e nelle stanze confederali, sulla portata e sul significato di una così ampia protesta. In fabbrica era stata fissata un’assemblea per parlare del contratto integrativo ma - come gli stessi esponenti delle Rsu hanno dichiarato - l’atmosfera non era delle migliori, perchè da tempo i lavoratori avvertono sconfortati un clima esterno negativo, ostile.
Si sentono criminalizzati e il lungo corteo di domenica ha acuito questa percezione: «Vengono in Ferriera per guadagnare il salario, mica per far del male alla popolazione», esplode Franco Palman, “storico” sindacalista dello stabilimento siderurgico, dove rappresenta la Uilm, sigla più votata. Sentimento condiviso nella sostanza anche da Umberto Salvaneschi, che tra l’altro è il segretario Fim Cisl, e da Cristian Prella, eletto nelle fila degli autonomi Failms: paventano strumentalizzazioni politiche, giochi pre-elettorali, messaggi demagogici.
«Qualcuno propone - dice Salvaneschi - di utilizzare i dipendenti della Ferriera per smantellare gli impianti esistenti. Ma di cosa parlano? Ma non sanno che sono interventi curati da ditte specializzate?». «I lavoratori - incalza Prella - non debbono essere le vittime sacrificali di una lotta insensata tra salute e occupazione. Sia chiaro che anche per noi salute e sicurezza sono esigenze primarie, se non altro perchè noi in Ferriera ci lavoriamo».
Palman, 25 anni in Ferriera e 20 di militanza sindacale, chiede un po’ di tempo: «La situazione impiantistica e produttiva è in evoluzione, certe proteste, per quanto assolutamente comprensibili, rischiano di essere premature. Vogliamo rinunciare pregiudizialmente a un 40% in più di occupati in una città priva di grande progettazione industriale?». E non le risparmia neppure all’azienda: «Arvedi si faccia sentire, comunichi con la città e alla città. Meno timidezza».
Però ieri Siderurgica Triestina non lo ha ascoltato: al momento “no comment”, nei prossimi giorni si vedrà.
In questa cornice il confronto sull’integrativo ha smarrito l’iniziale fragranza. Le delegazioni datoriale e sindacale si sono viste già un paio di volte e la prossima settimana scoccherà il terzo round. La strada da percorrere, per raggiungere l’intesa, sembra ancora lunga. I due perni, su cui gira la piattaforma sindacale, sono welfare e quattrini. Sul primo si ragiona, sui secondi le distanze restano notevoli: non inferiori - calcolano le rsu della Ferriera - al 30%. Premio di risultato, elemento di professionalità, festività godute sono quelli che Palman definisce «muri da superare». Da notare che la piattaforma è stata per ora sottoscritta da Fim, Uilm, Failms, in quanto la Fiom, afflitta da forti tensioni interne che hanno portato alle dimissioni della rsu Tiziano Scozzi, tenta di riparare alle guerre intestine.
Le tre maggiori confederazioni risponderanno alla “sfida”, lanciata domenica dai manifestanti, stamane alle 11.15 nella sede Uil in via Polonio. Ma nell’immediatezza del day after anticipano alcuni argomenti, che attraversano le risposte di tutti e tre i segretari generali Adriano Sincovich (Cgil), Umberto Brusciano (Cisl), Claudio Cinti (Uil): rispetto per manifestazioni come quella di domenica scorsa, attenzione alle ragioni di protesta e di disagio espresse da una parte non irrilevante della popolazione, attenzione però a non cadere in una inaccettabile dialettica salute/lavoro, termini che non debbono essere tra loro alternativi. «Non abbiamo alcun imbarazzo ad affrontare i temi sollevati dal corteo del 31 gennaio - replica Sincovich - per tre motivi: siamo sempre stati all’erta su salute e sicurezza, se dal punto di vista ambientale non bastasse la riqualificazione dello stabilimento ne chiederemmo la riconversione produttiva, infine Cgil ad ogni livello nazionale e internazionale pone la tutela ambientale come una priorità programmatica».
Il leader cislino Brusciano va un metro oltre: «Mi pare che Arvedi abbia compiuto qualche passo in avanti sulla strada della sicurezza ambientale, gli investimenti pianificati sono importanti, i nostri colleghi cremonesi lo presentano come un interlocutore serio e credibile. Credo sia giusto verificare la percorribilità della sua proposta industriale. L’alternativa sarebbe un rione affacciato a un sito inquinato e abbandonato». Posizione sulla quale si ritrova il segretario della Uil Cinti, secondo cui «in questa fase l’impianto non è ancora a regime e permangono criticità». «Occorre pazienza affinchè il lavoro si compia».
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