La sanità perde in tre mesi 115 addetti

Organici di Ass e ospedali in picchiata per effetto del blocco del turn over. I cali più pesanti a Trieste e Udine. Cgil in allarme
Un'immagine generica di un medico
Un'immagine generica di un medico

TRIESTE. Da un lato la soddisfazione per l’avvio di un percorso che porta a una sanità «rinnovata». Dall’altro l’ennesima presa d’atto che l’esercito dei 20mila dipendenti del Ssr del Fvg sta ancora perdendo addetti. Come in era Tondo anche con il governo Serracchiani. L’aggiornamento è della Cgil regionale Funzione pubblica. Da gennaio a marzo di quest’anno gli 11 enti sanitari Fvg contano 115 persone al lavoro in meno, il saldo tra 68 ingressi e 183 uscite, un dato spalmato sui tre mesi: -31 a gennaio, -43 a febbraio, - 41 a marzo. Solo Ass 3 Alto Friuli (+1) e Cro di Aviano (+3) vedono aumentare il personale nel primo trimestre 2014, tutti gli altri sono in “rosso”. I cali più pesanti nelle tre Aziende ospedaliere di Trieste (-37), Udine (-22) e Pordenone (-20). Riduzioni in doppia cifra anche nella Ass 4 Medio Friuli (-15) e al Burlo di Trieste (-10).

Di qui, secondo il responsabile sanità della Cgil- Fp Alessandro Baldassi, un movimento «su una specie di doppio binario. Sul primo il documento di riforma dell’assessore Telesca traccia le fondamenta e le linee di una sanità rinnovata. Il nostro attuale modello è fermo infatti a un’organizzazione di vent’anni fa e va adeguato ai bisogni del presente e del prossimo futuro». Il calo delle nascite e la crescita dell’aspettativa di vita, prosegue Baldassi, «causano un aumento delle malattie croniche che, assieme ad altri fattori, richiedono un profondo cambiamento: prioritari diventano lo sviluppo della prevenzione e della riabilitazione, il potenziamento dell’attività territoriale, la revisione e qualificazione della rete ospedaliera». Premesso che linee e principi della proposta Telesca «andranno verificate lungo il percorso applicativo», ma che in ogni caso «si tratta di una buona impostazione di partenza che può farci recuperare gli anni di “riforma zero” dell’epoca precedente», il segretario della Cgil non nega che, sul personale, ci sono forti preoccupazioni: «Su quel binario il treno è partito innestando la retromarcia».

Se il trend dei primi tre mesi dell’anno fosse confermato anche nei prossimi trimestri, «a fine 2014 rischieremmo di essere sotto di quasi 500 operatori. Ma non basta. Va messa purtroppo in conto anche l’uscita dal sistema sanitario regionale di circa 80 precari avvenuta nel solo mese di dicembre 2013».

Una situazione «insostenibile» sia per i lavoratori sia per gli utenti, che per Baldassi ha almeno tre origini: «Il taglio di inizio anno di un centinaio di milioni dello stanziamento assegnato alla sanità, la “timidezza” nell’affrontare di petto il problema della eliminazione di doppioni presenti all’interno di una serie di Aziende, la mancata stabilizzazione di centinaia di precari che offrono servizi stabili ed essenziali alla popolazione. Per invertire la marcia questi nodi vanno sciolti». Baldassi sollecita dunque che nei confronti dei precari venga «avviata una grande operazione concorsuale di stabilizzazione che dia un lavoro sicuro alle giovani generazioni e prestazioni stabili ai cittadini. A questa giunta chiediamo di andare oltre ai limiti (troppi) della stabilizzazione prevista dal governo Letta». E ancora, la questione doppioni «va affrontata a tutta velocità sia per recuperare risorse da investire nei punti critici sia per dare il segnale che la riforma si fa senza timore di toccare interessi e centri di potere». Infine, «è urgente dare ossigeno alle Aziende aumentando in modo robusto le risorse economiche loro assegnate, indirizzandole ad assunzioni di nuovo personale nei reparti e nei distretti. L’occasione giusta per farlo si presenta ora con la manovra di assestamento della legge finanziaria regionale. Giugno e luglio saranno un passaggio decisivo per la nostra sanità. Il treno delle riforme – conclude il sindacalista – dovrà dare forma e sostanza alla buona partenza e il treno del personale dovrà affiancare e sostenere quello delle riforme. Solo assieme si arriva alla stazione della buona sanità».

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