«La Slovenia rincara la vignetta? Che autogol»

Per Sandra Savino, parlamentare del Pdl, il protezionismo di Lubiana favorirà il mercato italiano
Foto BRUNI Trieste 26 01 2011 PdL Regione Conferenza-Sandra Savino
Foto BRUNI Trieste 26 01 2011 PdL Regione Conferenza-Sandra Savino

Ma chi l’ha detto che l’aumento del costo della vignetta sulle autostrade slovene sia una pessima notizia in assoluto? Sembra paradossale, ma a guardar bene per qualcuno potrebbe essere addirittura un affare. O almeno conveniente.

Ricapitolando: Lubiana decide di portare da 95 a 110 euro l’anno il prezzo della vignetta autostradale. Ma siccome la crisi anche da quelle parti batte duro, ecco che gli sloveni se ne inventano un’altra. E così leggendo tra le righe della legge fresca di zecca, si scopre che i 220 euro l’anno previsti per gli autotelonati o i furgoni potrebbero ricadere anche sulle automobili private (leggi suv e monovolume, basta che abbiano un’altezza dalla strada alla parte più alta del cofano superiore o uguale a 130 centimetri e non pesino più di 3,5 tonnellate).

Insomma, è sempre più complicato circolare in Slovenia. Perché costa, se percorrete l’autostrada, e perché a quanto pare bisogna pure munirsi di metro, prima di mettersi in viaggio. Eppure un lato positivo c’è per noi da questa parte dell’ex confine, come spiega in una nota Sandra Savino, parlamentare del Pdl. «Il costo della vignetta e la mancata riduzione di prezzo per gli italiani residenti nella fascia confinaria è un clamoroso autogol degli sloveni, che così facendo tengono lontana una potenziale fetta di acquirenti attratti da un vantaggio di tipo economico, anche se non sempre alla fine si rileva tale. Quindi, senza retorica e ipocrisie, va detto che la vignetta in parte limita i danni al nostro mercato interno, già penalizzato dalla concorrenza slovena sul fronte dei distributori di carburante e dei tabaccai».

«Questo - aggiunge la deputata - non significa certo essere d’accordo con la scelta fatta da Lubiana, ma riconoscere che si tratta di una politica per loro autolesionista e miope perché causa isolamento e non apertura. Anche da un punto di vista commerciale: una sorta di protezionismo al contrario. Detto ciò va messo in evidenza anche il problema dei danni causati da una mancanza di informazione sui limiti della quantità di prodotto acquistata oltreconfine che è possibile importare. Per questo mi sono fatta promotrice di un’interrogazione al governo perché vengano installati dei cartelloni all’altezza del confine che diano un’informazione su quanto previsto dalla legge visto che il rischio è quello di incappare, spesso in buona fede, oltre che nella sanzione pecuniaria anche in un reato penale».

Donatella Tretjak

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