Le cure dentali? C’erano già nel Neolitico

La Società per la preistoria e protostoria propone una conferenza oggi alle 18 in via Udine, 34 su “L’uomo di Lonche e le api nel Neolitico”, con relatore Federico Benardini, archeologo al Centro di...

La Società per la preistoria e protostoria propone una conferenza oggi alle 18 in via Udine, 34 su “L’uomo di Lonche e le api nel Neolitico”, con relatore Federico Benardini, archeologo al Centro di fisica teorica di Trieste.

Nel maggio 1911, Giuseppe Müller individuò un singolare reperto che sporgeva appena, in una grotta nei pressi del paesino di Lonche ora in territorio sloveno. Si trattava di una mandibola che non riuscì a togliere completamente nel corso dell’estrazione, spezzandone una porzione. Accanto, Müller trovò dei resti di orso delle caverne, estinto già da parecchio, il che gli permise di datare il reperto al 4650 a.C., nel Neolitico. Il prezioso oggetto è in mostra al museo triestino di Storia naturale di via Tominz 4 ed è uno dei tre simboli che identifica la struttura assieme allo squalo Carlotta e al dinosauro Antonio. Il ritrovamento è stato esposto per quasi un secolo senza particolari attenzioni, quando Claudio Tuniz e Bernardini usarono nuove strumentazioni per i propri test. Gli studiosi notarono una strana sostanza su uno dei canini. Ulteriori analisi tridimensionali hanno rivelato una fessura, dentro la quale è situata della cera d’api. Ciò era probabilmente destinato ad alleviare la sensibilità del canino rotto a causa della mancanza della dentina e a diminuire il dolore durante la masticazione. Di fatto, è certamente la prima prova diretta di otturazione dentale quale palliativo terapeutico. (g.p.)

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