Le vasche dimenticate inutile eredità dell’A34

Realizzate a Farra per la fitodepurazione dell’acqua durante la costruzione dell’autostrada. Mai utilizzate e senza barriere sono un potenziale pericolo
Di Luigi Murciano
Bumbaca Gorizia 03.10.2012 Vasche sequestrate sul Raccordo Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 03.10.2012 Vasche sequestrate sul Raccordo Fotografia di Pierluigi Bumbaca

FARRA. Potremmo chiamarle le "ferite" della nuova tratta autostradale al territorio. Dalle parti di Farra d'Isonzo, perlomeno, le vedono così. Stiamo parlando dello stato di abbandono in cui, nelle campagne del paese versano le vasche di fitodepurazione realizzate nell'ambito dei lavori di trasformazione del raccordo Villesse-Gorizia nella tratta autostradale A34. Tre vasche in tutto, collocate due nelle campagne di borgo Molino e una nella zona della rosta, che giacciono abbandonate.

Malfunzionanti, non segnalate, senza manutenzioni. È come se il cantiere fosse ancora aperto e i lavori dovessero riprendere da un momento all'altro. Nel frattempo però le tre vasche sono divenute per qualcuno dei cassonetti per i rifiuti e i cittadini ne segnalano la pericolosità, oltre che l'inutilità.

«Una volta inaugurata l’A34, di Farra si sono dimenticati tutti» torna alla carica Pierino Blasig, consigliere comunale del piccolo comune isontino, che contro quegli sfregi punta il dito da tempo.

Nel 2012 della questione si interessò anche la Procura della Repubblica. Venti siti vennero posti sotto sequestro, alcuni anche in territorio di Farra, per agevolare le indagini su presunte irregolarità nella movimentazione di materiale effettuato dall'associazione temporanea di imprese che curò l'appalto della Gorizia-Villesse. L'inchiesta della magistratura era tesa ad accertare se ci fossero difformità fra quanto previsto dal progetto esecutivo e quanto effettivamente realizzato.

Nel mirino finirono proprio le vasche di fitodepurazione, volute dal Cipe per rendere l'opera compatibile con l'ambiente. Vi furono carotaggi e prelievi di materiali. Poi il silenzio. Queste vasche erano stato oggetto anche di un duro confronto tra il consigliere comunale di Farra Pierino Blasig e il commissario per l'A4 Riccardo Riccardi.

«Da allora non abbiamo più alcuna notizia né sull'indagine, né tantomeno abbiamo visto il completamento dei lavori - denuncia Blasig. Le vasche sono state lasciate lì, incompiute, una volta che il cantiere ha chiuso i battenti. Oltretutto le ho sempre ritenute sovradimensionate. Non sono neppure certo che funzionino correttamente: mai vista scorrere l'acqua piovana». «La viabilità di accesso alla strada secondaria è accessibile a chiunque. Che succederebbe se malaugratamente qualcuno ci dovesse finire dentro - si chiede ancora il consigliere comunale farrese -? Quando sistemeranno tutto? Le essenze arboree collocate attorno alle vasche sono state tagliate di recente, ma quelli sono lavori da fare d'estate. Quando invece abbiamo avuto zanzare a non finire perche' nessuno veniva qui a pulire».

Incalza Blasig: «È una questione di igiene oltre che di decoro. Da tempo chiediamo ai rappresentanti di Autovie di venire a Farra a spiegarci la situazione, ma sinora nessuno ci ha degnato di una risposta». Nessuna traccia neppure di opere di compensazione: «In un incontro pubblico, alla presenza del presidente della Provincia, Enrico Gherghetta e del sindaco Alessandro Fabbro, si era parlato di un sottopasso pedonale per l'accesso alla zona dei laghetti e di un'asfaltatura in zona caserma. Ma qui non si è mai realizzato nulla».

Blasig era stato anche sentito dai carabinieri del Noe di Udine sulla vicenda-vasche. «Avevo fornito loro parte della documentazione in mio possesso. Che le vasche siano a oggi pericolose per gli animali e potenzialmente anche per l'uomo non sono io a dirlo - afferma -: il giorno dopo un mio intervento sulla stampa, nella vasca venne ritrovata una volpe annegata. E la zona è spesso frequentata da appassionati di motocross e persone che fanno jogging. Avrebbero dovuto essere collocate delle protezioni ed essenze arboree con manutenzioni regolari, ma qui una volta consegnati i lavori non si è più visto nessuno. Hanno lasciato le cose a metà, in casa d'altri e senza fornire spiegazioni. Non mi pare corretto».

Con toni istituzionali, ma altrettanto fermi anche il sindaco Alessandro Fabbro conferma il disagio: «Mentirei se non dicessi che ci saremmo aspettati più attenzione. In particolare fra le nostre richieste c'erano la chiusura dell'accesso alla strada secondaria, quella di servizio, la cessione al Comune dell'area dei laghetti, e la mitigazione dell'impatto acustico».

«Condivido le sensazioni dei miei concittadini. I tecnici di Autovie - prosegue il primo cittadino di Farra - conoscono la nostra posizione e mi auguro che si possa prevedere queste opere dato che il nostro Comune ha fatto il proprio dovere con grande senso di responsabilità nei confronti di un'infrastruttura di importanza nazionale».

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