Legionari o Partigiani? Guerra di firme

Il sindaco di Ronchi Fontanot si chiama fuori dalla querelle: «Non si può tirare per la giacca la storia»
Di Luca Perrino

RONCHI DEI LEGIONARI. La disputa è quanto mai aperta. Una disputa originale, sul nome della città. Sul fronte opposto due fazioni, due comitati all’uopo creati. Da un lato chi, dopo 89 anni, vuol eliminare il suffisso “dei Legionari” che appare dietro a Ronchi, sostituendolo con “dei Partigiani”, dall’altro chi, invece, spinge perché le cose rimangano così come sono.

E sulla tenzone va registrato anche il pensiero del sindaco di Ronchi “dei Legionari” Roberto Fontanot il quale sottolinea come questa azione non sia nemmeno nell’anticamera dei pensieri dell’amministrazione comunale, la quale «respinge ogni volontà a modificare la storia».

Dunque tutto parte da quel movimento, che ha trovato largo spazio sui social network, il quale ha dapprima lanciato l’idea di chiudere con una pagina di storia che reputa spiccatamente fascista, organizzando poi anche un convegno nel corso del quale è uscita anche l’idea di un referendum.

L’incontro, al quale hanno aderito anche altre organizzazioni cittadine, ha appunto puntato il dito sull’impatto che il regime fascista ha avuto sulla toponomastica.

Per loro Ronchi “dei Legionari” è un retaggio del passato e i partigiani hanno avuto un ruolo importante nella storia democratica della città che andrebbe riconosciuto anche in questo modo.

Sabato scorso, in piazza Unità, la contro manifestazione, con una raccolta di firme per dire no a questa volontà di cambiamento

In due ore di presenza con un banchetto ne sono state raccolte oltre 200.

«Innanzitutto sono d’accordo con quanto affermato da Ivan Buttignon dal punto di vista storico – commenta il primo cittadino – e posso dire che la volontà di cambiare il nome alla nostra città non è mai stata assolutamente presa in considerazione. Personalmente sono contrario al nome “dei Partigiani” e non perché non riconosca il ruolo di chi ha combattuto nella guerra di Liberazione, quanto perché è un tirare per la giacchetta la storia che non riconosce quello che è stato il significato della Carta del Carnaro, un’esperienza rivoluzionaria che nulla ha da fare con il fascismo. Molti di coloro i quali che avevano partecipato alla marcia su Fiume hanno successivamente abbracciato il movimento antifascista.

«Ed anche tra i morti delle Fosse Ardeatine - aggiunge il sindaco - troviamo due persone che erano a Ronchi nel 1919 ed anche questo deve farci pensare nel compiere atti che non hanno alcun fondamento.

«Da parte nostra – conclude Fontanot – non ci sarà alcun atto ufficiale e nessun altra presa di posizione».

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