L’elemosina proibita fa litigare gli alleati

Lega e Fdi non transigono: «Siamo stati eletti per cambiare» Dibattito aperto in Forza Italia. Marini: «Pronto a distinguermi»
Lasorte Trieste 28/11/16 - Mendicanti, Elemosina
Lasorte Trieste 28/11/16 - Mendicanti, Elemosina

«Sono apertissimo al confronto in sede di Consiglio comunale ma i principi che hanno ispirato questo Regolamento devono restare tali». Pierpaolo Roberti evoca insieme la carota e il bastone, metafora cara a molti leader contemporanei di qualsivoglia trincea, per trasmettere negli alleati l’idea di una propensione al dialogo non sconfinata. Concetti come “igiene”, “decoro”, “sicurezza”, “quiete” e “salute pubblica”, d’altronde, compaiono direttamente nei titoli in cui si suddivide il provvedimento. «Più che a una giunta che tira dritto - rileva il vicesindaco e segretario locale del Carroccio - io guardo a una maggioranza che ha deciso di tirare dritto, su una serie di temi che sono stati già discussi e concordati: questo è un documento largamente condiviso, a prescindere dai distinguo, io stesso mi sono visto nei giorni scorsi con tutti i capigruppo di maggioranza». «Il secondo passaggio in giunta, peraltro, serve più che altro a formalizzare se vengono accolte o meno le osservazioni rese dalle circoscrizioni», aggiunge Roberti, il cui messaggio implicito è chiaro: ordine e disciplina avevamo promesso in campagna elettorale, ordine e disciplina daremo agli elettori. Poco importa se altre interpretazioni di corridoio insistono sul fatto che la seconda versione non poteva discostarsi più di tanto dalla prima anche perché, fosse stata profondamente diversa, la delibera - a rigor di macchina burocratica comunale - avrebbe rischiato di dover tornare nei parlamentini di quartiere, per un altro parere non vincolante, col risultato che si sarebbe bruciato suppergiù un altro mese.

Lega e Fratelli d’Italia, però, non hanno tempo da buttare. Claudio Giacomelli, capogruppo e segretario provinciale di Fdi, è molto chiaro: «Abbiamo collaborato alla redazione di un Regolamento duro, tarato sui tempi difficili che vive la città. Il racket dell’accattonaggio molesto, la prostituzione in Borgo Teresiano (il provvedimento prevede multe tra 250 e 1.500 euro per chi si ferma con l’auto o si intrattiene con delle prostitute lungo la strada, ndr), il degrado in piazza Libertà o in largo Bonifacio sono problemi ai quali abbiamo il dovere di dare risposta. Se qualcuno ha idee alternative, le valuteremo, ma solo se realmente efficaci. Non siamo stati eletti perché tutto resti come prima». Si profila insomma una possibile prova di forza tra alleati, e non sui protagonismi sopra le righe di Fabio Tuiach, che stanno generando per la cronaca parecchi imbarazzi anche tra i suoi colleghi di partito, bensì sui cosiddetti massimi sistemi. E, come sempre in questi casi, anche una parola al posto di un’altra (una su tutte “bivaccare” sul marciapiedi, che è il termine che compare attualmente nel testo) può fare la differenza. «Ci sono questioni anche linguistiche da affrontare, le problematiche emergono e si possono risolvere solo parlandone, fatti salvi i principi concordati all’interno della maggioranza», è l’invito alla discussione che viene dall’esperienza politica di Piero Camber, che di Forza Italia - il partito di maggioranza relativa del centrodestra che sostiene Dipiazza, e che come tale intende ribadire il proprio ruolo baricentrico della coalizione - è il capogruppo. «Dovremmo fare anche un ragionamento sul Regolamento analogo fatto a Udine dal centrosinistra di Honsell, e casomai mutuare qualcosa», è la postilla di Camber, che tiene non passi inosservato come quel sistema di regole in Friuli sia ancora più «cattivo».

«Il gruppo di Fi si è già riunito, adesso lo rifarà così potranno uscire ulteriori proposte per migliorare la delibera», fa eco Everest Bertoli, a cui «piace molto l’idea di poter convertire certe sanzioni in lavoro socialmente utile». Gli piace meno un’altra cosa: «C’è da riflettere molto sul fatto che chi fa l’elemosina possa essere multato». Musica per le orecchie del collega di gruppo Bruno Marini, il più rigido a riguardo: «La proibizione di fare l’elemosina non sta né in cielo né in terra. Come può una vecchietta che dà una moneta a uno sapere se questo è nel racket, pur diffuso, o se è un povero cristo. Mi stupisce che in giunta la norma sia ripassata così. Le altre mi possono anche trovare d’accordo, magari con alcune precisazioni, e ne parleremo come Fi, ma quella sul divieto dell’elemosina mi troverà contrario a prescindere dalla posizione del partito». Analoghi imbarazzi si respirano nella Lista Dipiazza. Il presidente del Consiglio comunale Marco Gabrielli, altro cattolico doc, tuttavia precisa: «Nessun imbarazzo. Non vedo tutti questi drammi, anche il voto negativo delle circoscrizioni è dato dal fatto che lì vige un sistema proporzionale che non dà una maggioranza vera al centrodestra. Certo mi piacerebbe che la questione fosse il più possibile condivisa e credo che già nelle commissioni potranno emergere ed essere superate, al caso, certe criticità. Le cose si discutono e, alla fine, si mettono ai voti».(pi.ra.)

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