L’Unione salvata dal cugino d’Australia

Il cugino d’Australia, alla fine, è arrivato davvero. Non è ancora detto possa rimanerci: l’asta che verrà sarà riaperta a tutti, per legge, e qualcun altro a quel punto potrebbe prendergli il posto. Ma per intanto lui c’è. E a lui soltanto, la cosa è incontestabile, si deve il fatto che la Triestina da domani potrà continuare a scendere in campo per tentare di agguantare la salvezza sportiva, oltre che quella amministrativa, in attesa dell’asta, per cui si lavora con l’orizzonte di fine marzo. L’Unione ha dunque la pecunia per tirare avanti in esercizio provvisorio. È arrivata sotto forma di un assegno circolare da centomila euro, già depositato su un conto corrente aperto dal curatore Giuseppe Alessio Vernì, che era inserito nella busta presentata in Tribunale dall’avvocato Emanuele Urso per la cordata del “mulo” Mauro Milanese, che ora diventa una specie di direttore sportivo a fianco dello stesso Vernì, a sua volta una specie di presidente pro tempore.
Milanese è l’unico che ci ha messo i soldi oltre la faccia (quella l’hanno mostrata almeno otto soggetti sedicentemente intenzionati a prendersi la società dalla dichiarazione di fallimento del primo febbraio, salvo poi volatilizzarsi) anche se in realtà i soldi sono del suo vero cugino triestino d’Australia, quel Mario Vittorio Biasin che risulta essere il vero firmatario della cosiddetta offerta irrevocabile d’acquisto arrivata sul tavolo del giudice delegato alla procedura Riccardo Merluzzi che giovedì sera alle nove l’ha ritenuta ammissibile insieme a Vernì, rendendola protocollabile da ieri mattina.
L’autografo di Biasin sta sulle carte indirizzate al Tribunale come amministratore unico della Met511 Pty Ltd Australia, società del gruppo immobiliare australiano Metricon. Biasin è il patron del Melbourne Victory Football Club, la squadra-top del campionato australiano di calcio con tanto di stadio di proprietà da trentamila posti, che detiene scudetto e coppa nazionale ed è iscritta alla Champions League asiatica (l’Oceania ne è accorpata). Una Juve dell’altro mondo. Presidente e secondo socio del Melbourne Victory è Anthony Di Pietro, re della frutta di origini greche, ed è la persona che l’offerta di Milanese indica come futuro partner di Biasin in chiave alabardata qualora l’esito dell’asta fosse a lui favorevole. Nella busta, comprensiva oltre alla decisiva cauzione pure di un altrettanto necessario business plan, ecco il riferimento esplicito a Milanese, che nel curriculum di campo non avrà la Juve ma in compenso ha l’Inter morattiana di Zanetti, Ronaldo (l’originale) e Roby Baggio, indicato a sua volta come referente dell’area tecnica sportiva. Sarà la cinghia di trasmissione tra la squadra e Vernì. Non a caso, dopo che ieri la notizia dell’ammissione da parte del Tribunale dell’offerta triestino-australiana è stata diffusa con un comunicato, Milanese e Vernì hanno incontrato in serata squadra e staff mentre in mattinata il curatore aveva avuto udienza da Roberto Cosolini. È lui il padrone di casa, del Rocco s’intende. «Con il sindaco si è subito instaurato un rapporto costruttivo», così a voce Vernì, che precisa come ora si possa «cambiare passo, nel rispetto delle regole imposte dalla procedura, in base alle quali mi relazionerò personalmente in questa fase con il solo soggetto che è abilitato a farlo, ovvero il signor Milanese, e nell’auspicio che vi sia chiaramente una effettiva partecipazione della città». È una, benché sobria, chiamata allo stadio. Anche perché, e il curatore lo mette per iscritto nel comunicato, senza Milanese e senza quella decisione del giudice Merluzzi di prorogare da mercoledì a giovedì la chiusura dei termini per le buste (mercoledì quella di Milanese era giunta con cinque minuti di ritardo), «sarebbe conseguita la definitiva revoca dell’affiliazione alla Figc e la perdita del titolo sportivo». Si sarebbe chiusa bottega per mancanza di soldi visto che l’unica altra busta esistente (dell’avvocato Daniele Vidal per conto di un gruppo imprenditoriale italiano con sede a Londra) era stata ritenuta irricevibile. Aggiunge il comunicato del curatore: «L’offerta sopracitata (quella di Biasin, ndr) sarà posta a base della successiva procedura competitiva che verrà espletata ad ultimazione delle operazoni di inventario e stima da parte di un esperto già nominato (il commercialista Luca Bicocchi, già asseveratore del concordato delle Coop operaie, ndr) presumibilmente nell’arco di 60 giorni, e solo all’esito della quale verrà individuato l’aggiudicatario».
Aggiudicatario che Milanese, che ieri pomeriggio era già a Prosecco per seguire l’allenamento, spera possa essere il cugino d’Australia: «Dei triestini hanno intanto salvato la Triestina», osserva Milanese. «Quanto all’asta vedremo - prosegue l’ex calciatore - ma se non vinco io immagino che possa comunque finire in buone mani, a questo punto».
«In questi quaranta giorni o giù di lì - scherza Milanese - farò tutte le cose che vanno fatte col dottor Vernì. Io e lui, reciprocamente, saremo in questo periodo i nostri migliori amici». Sì perché, come un direttore sportivo, Milanese dovrà chiedere all’amministratore dei soldi, ovvero il curatore, «se sarà possibile o meno rafforzare la squadra con nuovi innesti». A proposito di innesti: corre voce in città che della partita, pardon della cordata, possano esserci pezzi grossi della città, da Piero Irneri a Roberto Dipiazza. Fantacalcio misto a fantapolitica? Milanese frena: «Come si fa a tracciare oggi organigrammi se non so se sarò nemmeno io domani a occuparmi dell’Unione? E se venisse qualcuno da Canicattì con un’offerta davvero irrinunciabile e se la prendesse?». L’appuntamento è a fine marzo, allora.
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