Ma c’è chi va a pescare in mezzo alle scorie

Sversamenti a mare a poche decine di metri in linea d’aria, rifiuti di ogni tipo lungo la costa, terra mista a cavi e detriti pericolosi direttamente a contatto con l’acqua. E di fronte a tutto questo la gente cosa fa? Pesca. Già, il Canale navigabile della zona industriale spesso ospita più di qualche pescatore delle domenica, con canna e cestello. Gli irriducibili di canne e lenze, incuranti dei problemi di contaminazione ambientale, gettano l’amo lì, come se fossero a Barcola. «Effettivamente mi hanno detto che c’è pure chi si mette perfino nella zona dell’oleodotto, dove il sedimento è fortemente inquinato - conferma l’ex presidente di Legambiente di Trieste e del Friuli Venezia Giulia Lino Santoro -. Ci sono persone che vanno in quella zona di notte, stranamente nessuno le vede. C’è da domandarsi dove va a finire il pesce. Entra nel giro del commercio? Viene venduto sui banchi delle pescherie? Lo mangiamo? Speriamo proprio di no - conclude l’ex responsabile dell’associazione ambientalista - ma, a essere sincero, qualche dubbio sul destino di quel pesce mi è effettivamente venuto». La presenza di pescatori è stata notata anche dagli operai che lavorano nelle aziende che si trovano nei paraggi: talvolta scavalcano i punti recintati e si siedono sui pontili. È accaduto, ad esempio, nello specchio d’acqua lungo il terminale portuale di Italcementi, a poche decine di metri dal termovalorizzatore e dal depuratore. (g.s.)
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