«Manca ancora una raccolta omogenea di tutti i dati»
Che le classifiche in sequenza non diano quasi mai lo stesso risultato, e che siano certe volte viziate alla base da una raccolta dei dati variabile, non aggiornata o incompleta sul mondo universitario non lo dice solo il rettore di Trieste, Maurizio Fermeglia, irritato perché il “Sole 24 Ore” ha usato dati relativi alla ricerca in ateneo vecchi di anni. Lo riconosce lo stesso “Sole 24 Ore” che si concentra sia su questo aspetto della questione (l’agenzia ministeriale Anvur, dice, ha analizzato risultati fino al 2010, tagliando fuori tutti i giovani ricercatori) e sia su quello altrettanto importante del “trovar lavoro” da parte dei neolaureati. Un parametro essenziale per mettere, in questo nero momento di disoccupazione giovanile, i vari atenei ìn pesante concorrenza.
«Il vizio di origine di tutto il sistema istituzionale universitario - è il commento alle classifiche che fa lo stesso “Sole 24 Ore” - è che nel mare di rilevazioni avviate negli anni non si è riusciti a mettere in campo un sistema condiviso da tutti per misurare i successi occupazionali degli studenti».
Le classifiche Almalaurea infatti non comprendono tutti gli atenei, ma solo gli associati al consorzio, mentre altri dati arrivano dal consorzio Stella (ora in Cineca, grande “cervellone” per elaborare dati), e infine realtà universitarie importanti come la Bocconi, la Luiss e il Politecnico di Milano fanno le proprie classifiche “in casa” (dice sempre “Il Sole 24 Ore”). Per cui avere un quadro medio attendibile di quanto, quando e come gli studenti laureati riescano a trovare lavoro non è possibile, invece le graduatorie si susseguono e naturalmente formano l’opinione pubblica e inducono a una concorrenza su dati non omogenei. Facendo la media, forse ci si fa appena un’idea della realtà.
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