Mancano i braccialetti: rimane tra le sbarre e non va ai domiciliari

Denuncia dell’Osservatorio Carceri della Camera Penale È successo nei giorni scorsi a un recluso del Coroneo
Di Ferdinando Viola
Silvano Trieste 05/05/2011 Visita Carcere del Coroneo
Silvano Trieste 05/05/2011 Visita Carcere del Coroneo

Può un detenuto che ha ottenuto gli arresti domiciliari dal Tribunale della Libertà, con l’utilizzo di strumenti di controllo elettronico, rimanere in carcere perchè la Casa circondariale di Trieste è priva di braccialetti? No. Lo dice l’Osservatorio Carceri della Camera penale di Trieste che ha denunciato la vicenda di un detenuto rimasto tra le sbarre cinque giorni in più: doveva uscire il 16 giugno, è andato ai domiciliari invece il 21, quando finalmente è arrivato il famoso braccialetto. «Il provvedimento di scarcerazione - afferma l’avvocatessa Alessandra Devetag, referente dell’Osservatorio - non subordinava in alcun modo l'esecuzione della misura alla disponibilità di braccialetti elettronici, e pertanto alcuna censura può muoversi al provvedimento giurisdizionale. Accade invece che le forze dell'ordine preposte all'esecuzione della misura non la eseguano finché non abbiano disponibilità del braccialetto, traducendosi tale decisione in un indebito e illegittimo protrarsi della carcerazione».

«L’utilizzo di tali strumenti - aggiunge la Devetag - ovviamente non inficia l’esecuzione della misura in sé, ma riguarda semplicemente le modalità di controllo successive da parte della polizia giudiziaria consentendo di utilizzare meno personale per tali finalità e di restringere i controlli ai soli indagati imputati privi di braccialetto».

Proprio a Trieste, ma anche in altre sedi di carceri, accade che, a causa della scarsità di braccialetti elettronici a disposizione sul territorio nazionale e dell’alto numero di richieste avanzate nei vari Tribunali, non siano facilmente reperibili e nell’attesa di averne uno a disposizione gli arresti domiciliari non vengano eseguiti «con le conseguenze che si possono facilmente immaginare - sottolinea la referente dell’Osservatorio - in ordine a violazione dei diritti dell’indagato imputato e con il protrarsi indebito di restrizioni carcerarie, con buona pace delle numerose condanne inflitte dalla Cedu (la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo) all’Italia per il sovraffollamento carcerario».

«Del tutto inaccettabile inoltre - conclude Alessandra Devetag - appare il protrarsi della carcerazione per motivi meramente organizzativi e tecnici, soprattutto in quanto l’utilizzo di strumenti di controllo, ulteriore restrizione della libertà personale poiché si aggiunge alla misura cautelare, agevola l’esecuzione della misura consentendo minor impiego di forza pubblica e risparmio economico, rispondendo quindi a un’esigenza di bilancio e di organizzazione della macchina giustizia. Inaccettabile che incagli organizzativi di tal fatta vengano fatti scontare, ancora una volta, ai cittadini».

Oggi il sovraffollamento della Casa circondariale di via Coroneo raggiunge le 80 unità e sebbene la situazione sia relativamente tranquilla rispetto ad altre carceri, rimanere una settimana in più comporta non pochi problemi per il detenuto. «Dal carcere di Trieste mandati agli arresti domiciliari - afferma la dirigente Anna Bonuomo - ci sono tre detenuti, uno a Opicina, un altro a Reggio Emilia e il terzo nel Veneto. Non c’è nessuno oggi in attesa di braccialetti. Ma per l’impiego di questi c’è una procedura lunga più o meno 24 ore e che richiede l’intervento delle forze dell’ordine e della Telecom».

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