Maxi-fusione e immigrati Scontro totale dentro il Pd

Era teso in fila, come tutti gli altri striscioni, alla Festa provinciale del Lavoro, a Gradisca. Tra le sigle sindacali, a dar voce alle turbolenze dei lavoratori alle prese con gli ammortizzatori sociali e la falce occupazionale, spiccava anche lo slogan all’insegna della battaglia referendaria. Il “No alla Fusione” s’è fatto notare, chiaro e tondo. Con il capogruppo consiliare del Pd di Ronchi dei Legionari, Francesco Pisapia, a tenerlo assieme agli altri del Comitato. Dopo l’aggregazione dei sindaci sul palco, con il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, quello striscione sembrava dirla lunga sull’intraprendenza di una campagna referendaria consumata tra schermaglie virtuali e messaggi lanciati da terreni e scenari distinti. Quel “No alla Fusione” ha pure rimandato alle ultime “uscite” del sindaco Roberto Fontanot, in una lettera di risposta al Comitato del sì in merito alla sicurezza, ha tirato in ballo la questione “immigrazione” puntando il dito sui flussi massicci di Monfalcone. Sono volati epiteti. Almeno stando al vespaio scaturito su Facebook ma non solo, nei confronti del sindaco di Ronchi. Primo maggio in un contesto che tradizionalmente, e oggi più che mai, pone forte la questione del diritto al lavoro, mescolato alla “Città Comune”. Un mix che non è passato inosservato. Compreso lo “scatto”, a fine manifestazione, che ha ripreso dietro lo striscione del Comitato del No anche il sindaco Silvia Altran, oltre al collega di Ronchi dei Legionari.
E qui sono piovuti i distinguo. Con la Altran a giurarlo: «È stata puramente casuale la mia presenza vicino allo striscione. Stavo andando via e mi sono fermata per tutt’altri motivi». Anche perché, continua il sindaco di Monfalcone, il momento, più discreto, quel giorno l’ha trovato per esprimere al collega Fontanot la sua “reprimenda” a proposito di immigrazione. «A dire il vero - chiarisce la Altran -, quello striscione l’ho trovato del tutto fuori luogo rispetto al contesto della manifestazione». Detto questo, aggiunge: «Intuisco una difesa un po’ patetica della separazione dei Comuni. Trovo che i contenuti di quella lettera siano inadeguati. Un sindaco non può non sapere che non ci sono strumenti legali per dirottare le persone da una parte all’altra. Questa modalità del confronto non deve entrare nella campagna referendaria. Sono pronta a difendere le ragioni del “sì”, ma non intendo trascendere su livelli ben poco opportuni per un sindaco». Del resto, la Altran lo dice: «Non si può far leva o pressione sulle persone creando ansia. Mi disturba il parlare alla “pancia” dei cittadini. Capisco il fervore della campagna referendaria, ma qui c’è bisogno di ricalibrare toni e contenuti, anzichè parlare a vanvera. Piuttosto si parli delle ragioni vere a favore dell’una o dell’altra posizione. Si mettano a confronto il “perché sì” e il “perché no” con elementi seri e cognizione di causa».
E il sindaco Fontanot con il Comitato del No alla Festa del Primo maggio ha giurato di non aver nulla a che fare: «Non c’entro nulla, ero sul palco per la manifestazione dedicata al lavoro. Una cosa è il Comitato del No, altro è il Pd».
Anche la foto che lo ritrae dietro lo striscione era del tutto innocua: «Vicino a me - chiarisce Fontanot - c’erano anche il sindaco di Monfalcone, il sindaco di San Pier e il presidente della Provincia». Quanto alla lettera che già tanto ha fatto discutere, valendogli una gragnuola di “appellativi” su Facebook, ribatte: «Chi mi accusa con questi insulti evidentemente non ha argomenti seri da far valere. Nella lettera di risposta al Comitato del sì in merito alla sicurezza, di cui confermo il contenuto, ho solo fotografato uno stato di fatto rispetto alla fusione. Mi si dica cosa ci si guadagna dal momento che si stanno facendo le Unioni. Il fenomeno dell’immigrazione a Ronchi è molto basso, l’integrazione va costruita con ponderazione. E la concentrazione di immigrati a Monfalcone su riverserà anche su Ronchi e Staranzano. Piuttosto fatemi vedere un piano strategico sulla fusione, dati e numeri reali. Quando saranno presentati, sono pronto a discutere».
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