Maxicantiere Spunta l’ipotesi del nosocomio “da campo”
C’è una causa al Tar da parte del secondo classificato che aspetta di essere discussa sul mega-appalto per la ristrutturazione delle due torri di Cattinara e la costruzione ex novo del Burlo Garofolo. Ma per quanto pesi questa nube le preoccupazioni peggiori nell’Azienda ospedaliera e in chi deve organizzare servizi (e ultimamente una mole impressionante di traslochi di reparti tra Maggiore e Cattinara) stanno in un altro incubo: dove mettere quasi 1000 ammalati, sale operatorie, terapie intensive, insomma la vita in bilico della gente che all’ospedale chiede salute, mentre tutto Cattinara diventa un enorme cantiere?
La soluzione arriverà dal progetto definitivo che, nonostante il Tar pendente, l’ospedale ha dato incarico di mettere a punto in tempi stretti ai vincitori (dichiarati tali in via definitiva), e cioé al raggruppamento d’imprese a guida australiana, cui il preliminare è stato di recente anche pagato.
Le imprese potrebbero costruire per primo il Burlo, che farebbe da temporaneo ospedale per gli adulti. Ma i letti non sarebbero sufficienti. I malati potrebbero essere portati al Maggiore, grande e tutto ben restaurato. Ma i letti, un’altra volta, non sarebbero abbastanza. Convivenza fra chi spacca muri e persone acutamente ammalate? Non se ne parla.
E così è spuntata una terza ipotesi. L’ospedale da campo. Una struttura mobile da agganciare all’ospedale “in cura”. Una sorta di mega-camper. Con tecnologie e sale operatorie. Sembra fantascienza?
«Non sappiamo ancora quale soluzione verrà prospettata dai progettisti - dicono i vertici dell’Azienda ospedaliera -, però ci siamo già informati, le abbiamo già viste queste strutture mobili, e sono anche molto belle e perfettamente funzionali». Ma è tra compiti del progettista, appunto, trovare risposta alla grande domanda. Qualunque essa sia, a Trieste dal 2015 inizia una pesante avventura. (g. z.)
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