Medici senza frontiere: «Disposti a restare»

Il presidente De Filippi: «C’è una flessione ma continueranno ad arrivare». La Cri ha visitato 440 persone
Di Stefano Bizzi
2015. Augusta. Italy. Loris De Filippi , nurse and president of Msf Italy, in the port of Augusta. MSF has launched the MY Bourbon Argos, a 68m search and rescue ship, to reinforce capacity in the Mediterranean Sea.
2015. Augusta. Italy. Loris De Filippi , nurse and president of Msf Italy, in the port of Augusta. MSF has launched the MY Bourbon Argos, a 68m search and rescue ship, to reinforce capacity in the Mediterranean Sea.

«In termini numerici la flessione degli arrivi rappresenta una pausa al fenomeno, ma pensiamo che le persone continueranno ad arrivare. Per questo siamo disponibili a rimanere in quest’area». Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, non esclude che l’organizzazione umanitaria possa rimanere a Gorizia più dei tre mesi inizialmente previsti. Per ora si tratta solo di un’ipotesi e anche se da piazza Vittoria il viceprefetto Antonino Gulletta ha evidenziato che il villaggio allestito al centro San Giuseppe è stato utile per migliorare la gestione dei flussi di profughi, il responsabile del progetto, Yannik Juliot, conferma che per Msf il termine ultimo rimane sempre quello del 19 marzo.

Juliot però non nasconde tutta una serie di contatti istituzionali per un’eventuale proroga della missione: «Il modello proposto – dice - è stato apprezzato e ha funzionato abbastanza bene. Stiamo lavorando con le autorità per vedere se ci sono soluzioni sostenibili». Medici senza frontiere è solita lavorare in campi con migliaia di profughi. In confronto a quanto accade in Grecia o in Macedonia, i numeri di Gorizia sono infinitesimali, per questo all’inizio, all’interno della stessa organizzazione internazionale, molti non hanno capito il motivo dell’intervento isontino. Le cose però sono cambiate perché come spiega il presidente De Filippi “Gorizia non è scollegabile dalla rotta balcanica”.

«Non sono tra quelli che dicono che domani arriveranno migliaia di persone, ma ritengo che si debba valutare la possibile evoluzione del fenomeno».

In merito a Gorizia il presidente dell’organizzazione umanitaria De Filippi parla di un aiuto concreto: «La nostra presenza non è stata di facciata o polemica. Non siamo venuti per sottolineare delle contraddizioni. Il nostro è stato un intervento mirato a soddisfare i bisogni delle persone. Siamo quindi pronti a sostenere ancora Gorizia e la regione in generale».

Nei fatti, oltre ad offrire accoglienza nei container, Msf ha operato in collaborazione con il comitato locale della Croce rossa e con l’Azienda sanitaria per dare assistenza medica ai richiedenti asilo. Dal 14 dicembre al 19 febbraio, nella sede Cri di via Codelli 9, sono state visitate 440 persone.

Nel 61% dei casi le visite non hanno evidenziato problemi. Una seconda visita è stata necessaria invece per 139 persone. Di queste 109 sono state inviate al pronto soccorso o da uno specialista. In 40 casi (9%) sono stati riscontrati traumi da violenza che, come ha spiegato il dottor Giuseppe Figari - il medico di Msf che opera in sinergia con i tre colleghi della Croce rossa e con il direttore sanitario dell’Aas Bassa friulana-Isontina Gianni Cavallini - portano a depressione, insonnia e a numerosi altri disturbi di natura psicologica.

Non sempre è però possibile individuare i problemi. Oltre alle difficoltà linguistiche ci sono quelle culturali. «C’è chi è disposto a parlare e chi no. È difficile fare in modo che si aprano».

L’assistenza psicologica è quindi al centro delle attenzioni dei volontari tanto quanto quella di natura fisica. Naturalmente dovrebbero rimanere nell’area del San Giuseppe, bel allestita da tempo.

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