Meno soldi dalle multe e più dai dividendi

Il blocco del turn-over imposto dall’alto, ormai strutturale, continua a tenere a dieta il Comune se si guarda la bilancia delle spese per il personale. Basta prendere atto della retromarcia fatta in un lustro: nel 2008 il costo del lavoro superava i 106 milioni, nel 2013 siamo - in linea col 2012 - leggermente sotto i cento. In discesa risultano essere pure i proventi dalle multe: erano cinque milioni nel 2013, sono diventati quattro milioni e 400mila euro, conseguenza è presumibile dello “sconto” del 30% sulla sanzione in caso di versamento entro la settimana dalla data del verbale. Personale e multe sono gli esempi più banali di due voci che stanno ai poli opposti nel piccolo grande “mondo” delle spese correnti che il Comune ha rendicontato per il 2013.
Esclusi i rimborsi dei prestiti, l’amministrazione Cosolini ha speso 308 milioni, a fronte dei 284 e mezzo del 2012. Allo stesso modo le entrate correnti sono aumentate, e sensibilmente, da 304 a quasi 328. «Sono dati - ci tiene, a chiarire, l’assessore Montesano - che risultano omogenei da un anno all’altro, se li si “pulisce” da quelle quote del 2013 che nel 2012 non c’erano. Mi riferisco in particolare all’Imu sulla prima casa»: fanno 18 milioni e 600mila euro di “partita di giro” tra Comune e Stato. Una certa differenza non formale ma sostanziale la si può individuare invece - scartabella Montesano - tra le entrate extratributarie, dove i 56 milioni e 579mila euro del 2012 sono diventati 63 milioni e 335mila nell’ultimo rendiconto. È l’effetto, anzitutto, dell’operazione Hera: «Sono aumentati i dividenti delle partecipate, mentre per quanto riguarda le tariffe sui servizi si è registrata addirittura una leggera flessione degli introiti, poiché, se è vero che certe tariffe sono diventate più care, è altrettanto vero che si sono incrementate pure le opportunità di sconto per le fasce di reddito più basse».
A proposito di tariffe. C’è una tabella, tra gli allegati della delibera di rendiconto consegnati in questi giorni ai consiglieri comunali, che elenca le percentuali di copertura - tra tariffe corrisposte dai cittadini appunto e contributi garantiti invece dagli enti sovraordinati cioè Regione e Stato - su cui il Comune può contare per abbattere le spese a suo carico. Si va dal 75% di copertura per le case di riposo al 19% per i musei, passando per il 61% dei nidi, il 46% dei bagni marini (il Pedocin), il 43% dei mercati, il 41% delle mense scolastiche e il 29% degli impianti sportivi. In totale fanno 51 milioni e 374mila euro di spese di gestione per cui le tariffe chieste ai cittadini e i contributi erogati dagli enti sovraordinati concorrono per un 48%, pari a 22 milioni e 279mila euro.
Restando ancora in tema di tariffe, ma indirettamente, perché qui piuttosto trattasi di servizi “offerti” dal Municipio, il rendiconto 2013 conferma che è il welfare la prima spesa della e per la collettività: 92 milioni e mezzo sui 308 di spesa corrente complessiva, il 30%. Seguono i costi di regia amministrativa della macchina burocratica nel suo complesso (84 milioni e mezzo, il 27,5%), quindi la gestione Ambiente e territorio (44 milioni abbondanti, il 14 e mezzo per cento, la posta è alta perché contiene il contratto di servizio con AcegasAps) e l’istruzione (quasi 39 milioni, l’11% spaccato). E cultura e sport? Valgono rispettivamente 16 milioni e sette scarsi, il 5,2% e il 2,2%.(pi.ra.)
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