«Mi hanno rubato 5 mezzi nel giro di diciotto mesi»

Dopo la quarta si era detto che no, non ne avrebbe più posseduta un’altra. Perché gli erano letteralmente sparite nel giro di un anno, rubate dal solito ignoto. Ma sua madre, che come tutte le mamme del mondo ha cuore grande, gliene aveva voluto regalare un’altra, la quinta. Una fiammante mountain-bike rossa con le scritte nere. I predoni dei pedali, però, anche stavolta lo hanno puntato e così, nel giro di un anno e mezzo, il cinquantenne P.T., ex cantierino ora disoccupato, ha visto volatilizzarsi anche la quinta sella, quella cui indubbiamente teneva di più.
E c’è un ulteriore risvolto, in questa triste vicenda che oltre al danno registra anche la beffa: dopo essersi rivolto al comando della Polizia municipale per visionare le telecamere installate nel punto in cui aveva lasciato il mezzo, l’uomo ha scoperto che gli occhi elettronici del Comune non funzionavano. Preso da scoramento ha desistito dal far denuncia, «perché tanto, come tutti i monfalconesi, so perfettamente che fine fanno le bici rubate...». Resta l’amarezza per il regalo perduto e l’impossibilità di rivalersi contro chi ha compiuto il furto.
Il fatto è avvenuto lo scorso week-end. P.T., che vive in una casa popolare e non può permettersi, per le sue condizioni economiche, un’utilitaria, si sposta in bus o appunto in bici. «Sabato mattina ho lasciato la mountain-bike assicurata alla rastrelliera nei pressi dell’Ufficio di pubblico impiego per recuperarla il giorno successivo - racconta -. Domenica mi sono recato lì a piedi per riprenderla e ho trovato solo il vuoto». Ventiquattr’ore dopo l’uomo è in via fratelli Rosselli per poter visionare i filmati delle telecamere lì installate. Chissà che non si veda il volto di chi ha portato via la mountain-bike, pensa. «Invece - prosegue - l’adetta va nell’altra stanza per verificare e torna indietro dicendomi che quella telecamera, peraltro a pochi passi dal Commissariato, non funziona. Mi chiedo a cosa servano tutti questi dispositivi se poi al momento buono danno forfait...».
«Mi hanno già rubato due bici in centro, vicino alla fermata del bus, e due in via Valentinis - conclude -: questa è la quinta. Tutte erano “lucchettate”, anzi per l’ultima avevo perfino preso una catena a prova di seghetto. Le altre erano vecchie e le ho semplicemente sostituite, ma a questa ci tenevo, perché era un dono di mia mamma, che aveva voluto darmi una mano. Sono davvero rimasto senza parole. Qui i furti sono continui e potrei citare anche le storie di tanti amici, tutti derubati. Si può vivere così?».
L’assessore alla Mobilità Fabio Gon spiega che «anche negli Stati in cui il numero di reati è basso e la mobilità su due ruote sostenuta e incentivata, come appunto i paesi nordici, due ciclisti su tre restano vittima di un furto: un po’ come se questo fenomeno fosse in qualche modo incardinato alla natura del mezzo». «Come Comune - sottolinea - abbiamo provveduto a inserire speciali rastrelliere che consentono di legare la bici attraverso il telaio, anziché la sola ruota: un metodo indubbiamente più sicuro, che dovrebbe disincentivare i furti».
«Un tanto - aggiunge Gon - dovrebbe bastare per i ladri comuni. Se invece si tratta di “professionisti”, allora bisogna adottare altri strumenti, come lucchetti più robusti che magari costano qualcosa in più, ma difendono bene la proprietà». Per scoraggiare le ruberie occasionali, poi, l’ente promuove la “pulizia” delle rastrelliere, rimuovendo a cadenza regolare le carcasse o i mezzi presenti in città da troppo tempo. «Un altro sistema utile - conclude - è quello di installare le rastrelliere nei pressi delle attività commerciali, così il proprietario può sempre tener d’occhio le sue due ruote». Circostanza di cui beneficia anche il negoziante, con un “posteggio” a ridosso di vetrina. (ti.ca.)
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