Migranti, il giallo della rotta adriatica

Il premier sloveno Cerar: dall’Albania via mare fino all’Istria. Ma la Croazia smentisce: nessuna notizia dagli 007
Di Mauro Manzin

LUBIANA. L’allarme è ufficiale: il primo ministro della Slovenia Miro Cerar al vertice dei premier europei a Malta afferma che, per quanto riguarda il problema dei migranti, si sta aprendo una nuova rotta che dall’Albania, via mare Adriatico, giunge fino alla Slovenia.

Ma il premier viene drasticamente smentito dai dati forniti dalla polizia di Capodistria. I dati ufficiali parlano chiaro. L’anno scorso gli agenti hanno avuto a che fare con 561 migranti illegali di cui 168 afghani, 92 albanesi, 54 pakistani, e 48 kosovari. Il maggior numero di rifugiati illegali gli agenti della polizia slovena li ha interecettati nelle vicinanze dei valichi di confine con la Croazia di Ilirska Bisatrica e di Podgorje. Lo scorso anno, d’estate, da rilevare che le forze dell’ordine hanno intercettato nel Porto di Capodistria dodici profughi della Siria, Iraq e Turchia. E questo è stato per il 2016 l’unico caso ravvisato.

Eppure al vertice dei primi ministri dell’Unione europea il premier sloveno Miro Cerar ha lanciato una sorta di segnale d’allarme, assolutamente non giustificato dai fatti. Il primo ministro di Lubiana, infatti, ha parlato di una nuova rotta che dall’Albania, lungo il mare Adriatico arriva fino alla Slovenia. Peccato che la polizia di Capodistria non abbia rilevato nulla di simile. E, peccato che il ministro degli Esteri, Karl Erjavec, dopo aver parlato che l’onda migratoria «è come l’acqua che cerca la sua strada per arrivare alla sua meta e che dietro a tutto soggiace il crimine organizzato dei trafficanti di uomini», per cercare di salvare il salvabile ieri ha affermato che «non si tratta di un nuovo canale della migrazione che giunge da Sud, ma di una strada che i trafficanti di uomini stanno sempre più valutando come valida per portare a termine i proprio affari».

La situazione è quanto meno imbarazzante, con Lubiana che rinforza gli sbarramenti (leggi filo spinato) lungo il limes istriano suscitando la rabbia degli amministratori locali di Slovenia e Croazia e con il primo ministro di Zagabria, Andrej Plenkovi„ che, smentisce in maniera diplomatica, ma categorica, quanto affermato dal suo “collega” sloveno in merito al presunto flusso di migranti dall’Albania via Croazia, fino alla Slovenia. Plenkovi„ ha affermato di non aver appreso che all’ordine del giorno dell’incontro dei premier comunitari ci fosse questa nuova e presunta “via adriatica” di migranti, anche perché, ha confermato il primo ministro della Croazia, «dai miei servizi di intelligence non ho avuto alcuna notizia che confermi queste affermazioni».

Ma il primo ministro della Slovenia non si è arreso, al punto di gettare sul piatto della politica comunitaria anche la questione relativa ai migranti tra Austria e Slovenia. «Se l’Austria tra qualche giorno - ha affermato a Malta il premier sloveno Miro Cerar - dovesse decidere di chiudere i confini ai migranti sappiamo benissimo questo che cosa significhi per noi». E proprio per questo motivo, ha argomentato Cerar, la Slovenia deve essere pronta ad affrontare situazioni di emergenza, anche se tutti sperano che ciò non debba avvenire. Premier sloveno che ha altresì bocciato il rinnovo dei controlli confinari tra Austria e Slovenia definendo lo status quo «assolutamente inaccettabile sul lungo periodo». Secondo Lubiana la soluzione sta in un severo controllo dei confini esterni dell’Unione europea che determinerebbe altresì anche un normale funzionamento del regime di Schengen.

Severo controllo che, in un certo senso, giustificherebbe il rafforzamento delle barriere tra Slovenia e Croazia in terra istriana, la quale, peraltro, di migranti non ha visto nemmeno l’ombra.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo