Monfalcone, la mappatura dei tumori svelata da un nuovo studio

Pronto il rapporto epidemiologico e ambientale riferito a tutto il monfalconese
L’incontro al Kinemax e il momento dell’intervento dell’imprenditore Vescovini (Bonaventura)
L’incontro al Kinemax e il momento dell’intervento dell’imprenditore Vescovini (Bonaventura)

MONFALCONE È pronto, completato, il nuovo studio epidemiologico e ambientale sull’incidenza dei tumori legati all’inquinamento nell’area monfalconese. Segue quello dedicato alle donne isontine e reso noto poco tempo fa.

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Bonaventura Monfalcone-23.02.2016 Incontro su A2A-Kinemax-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Anche questo è stato realizzato dal team di esperti coordinati dal professor Fabio Barbone, triestino, docente all’Università di Udine. Ed è anche stato consegnato all’Arpa, nella piena disponibilità del direttore Luca Marchesi ma anche della Regione e in particolare dell’assessore alla Sanità Mariasandra Telesca e di quello all’Ambiente, Sara Vito.

«Appena pronti, a giorni, presenteremo i risultati» ha confermato la stessa Vito. Risultati che Monfalcone attende soprattutto dopo le proteste scoppiate per la scoperta, dopo oltre due anni, che la centrale A2A ha ottenuto (nel 2014) il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) fino al 2025 e che le permetterà di utilizzare il carbone fino a quella data grazie alle certificazioni ambientali e la situazione delle emissioni ben sotto i limiti.

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La centrale termoelettrica di Monfalcone

Regione, Provincia e Comune in ogni caso puntano all’abbandono del carbone e dopo la scoperta del rinnovo dell’Aia hanno avviato una battaglia politica aperta contro la centrale A2A annunciando pure iniziative legali. Lo hanno ribadito qualche giorno fa chiamando a raccolta amministratori, politici, comitati rionali, associazioni ambientaliste e cittadini al Kinemax dove soprattutto cittadini e rioni hanno fatto un pressing feroce sulle istituzioni perché siano resi noti quanto prima i risultati dell’ultima indagine.

Poche settimane fa è stata resa nota quella sull’incidenza dei tumori sulle donne isontine per fattori legati all’inquinamento, sempre del professor Barbone. Ma stavolta c’è molta attesa per l’ulteriore indagine, perché si tratta di una ricerca scientifica di tipo georeferenziale, in pratica dovrebbe riuscire, come in una mappa a mettere in correlazione l’inquinamento di certe aree con l’insorgenza di patologie tumorali. Un’analisi che dovrebbe rivelarsi chiarificatrice anche sul fronte della presenza dei metalli pesanti.

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I manifestanti protestano davanti al municipio contro la vicenda A2A (foto di Katia Bonaventura)

Analisi, ricerche e dati che, secondo molti, potrebbero offrire appigli concreti per una richiesta di revisone dell’Aia. Ne è convinto anche l’imprenditore Alessandro Vescovini, da sempre in prima fila nella battaglia contro la centrale A2A e il carbone e che proprio al Kinemax ha offerto a Regione, Provincia e Comune l’assistenza legale per riuscire a far decadere l’Aia.

«Le istituzioni sono disponibili a collaborare, l’hanno detto chiaramente, del resto non potevano dare altro - commenta Vescovini - e la via per intervenire legalmente e tecnicamente c’è, perché sono stati commessi errori grossolani. Bisogna utilizzare gli ultimi studi epidemiologici e il nodo riguarda la base sulla quale è stato costruito il rinnovo dell’Aia. È stato cambiato il modello diffusionale, ovvero come avviene la ricaduta delle emissioni dal camino di A2A e questo è il vulnus».

Secondo l’imprenditore nel ’99 il modello diffusionale era diverso e così è successo anche nel 2009, quando A2A ha ottenuto l’Aia che ora grazie al decreto del 2014 resterà valida per altri 16 anni, ovvero fino al 2025.

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La centrale termoelettrica A2A di Monfalcone (Foto Bonaventura)

«Il fatto nuovo emerso anche dai nuovi studio Arpa - aggiunge l’imprenditore - è che il modello diffusionale è cambiato e si utilizza questo come chiavistello per chiedere al revisione dell’Aia. Non sono quelle le ricadute e soprattutto non sono stati considerati i metalli pesanti. Nel 2009 per rinnovare l’Aia si sono ripresi i documenti del ’99».

Vescovini ha annunciato pubblicamente di volersi mettere a disposizione: «Ma stavolta, se lo vogliono fare davvero, bisogna lavorare in maniera seria e non male come è avvenuto finora - conclude - Gli enti locali hanno prodotto documenti senza consultare gli esperti, completamente sbagliati alla luce dei nuovi studi. E a questo punto sfido qualsiasi funzionario, nel caso si trovi un nesso di causalità, tra emissioni e patologie, a rifiutare una riapertura dell’Aia se ci sono evidenti rischi per la salute dei cittadini».

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