Mtl, c’è il processo. Ma non se lo fila nessuno

Com’è lontana l’«indegna gazzarra», così l’aveva catalogata a quel tempo il capo dei giudici penali di Foro Ulpiano Filippo Gulotta, portata dai “tifosi” di Trieste Libera fin dentro l’aula d’un tribunale: un’ottantina dietro all’allora loro leader Roberto Giurastante, che aveva osato sollevare il difetto di giurisdizione italiana nel nome del Tlt, e più di altrettanti ottanta ad aspettare fuori dal Palazzo di giustizia con tamburi, fischietti e bandiere. Era il 17 luglio 2013. Non è passato nemmeno un anno, insomma, ma pare un secolo. In scia al presidio promosso sabato dai soci fondatori in piazza della Borsa ai piedi del quartier generale diventato bunker dello stesso Giurastante e Paolo G. Parovel dopo lo scisma dell’Mtl - un presidio semideserto che ha messo a nudo un netto calo di “desiderio” partecipativo - ieri pomeriggio, dentro e fuori il Tribunale, s’è perso pure il “semi” ed è rimasto solo il deserto. Era fissata per le 15 davanti al giudice Pietro Leanza, infatti, una delle udienze che stanno arricchendo la storia del processo per diffamazione a carico proprio di Giurastante e Parovel.
Alle 15, sotto un Palazzo di giustizia cucinato dal sole, non c’era anima viva. Va beh, sarà andata diversamente dentro, no? No. Non ce n’era uno, dicasi uno, di proseliti. Né fedelissimi di Giurastante né ex discepoli ora passati coi soci fondatori di Vito Potenza. Né sostenitori né contestatori. Tutti insieme appassionatamente “in contumacia”, dunque. Come i due imputati, che - in barba al loro solito metterci la faccia - stavolta non si sono fatti vedere, lasciando solo l’avvocato Dario Lunder. In realtà i due un colpo nelle ore precedenti l’avevano battuto, con un comunicato a firma «Ufficio Stampa del Movimento Trieste Libera» in cui stava scritto che «il Movimento osserva con sorpresa continua la quantità di disinformazioni, per lo più quali attacchi personali, che vengono ancora diffuse in rete ed alla stampa dal noto gruppetto “golpista” che afferma di avere destituito e sostituito con persone proprie il presidente Giurastante, il Consiglio direttivo e gli altri organi sociale regolarmente in carica. Senza più senso del ridicolo, i “golpisti” ora contestano persino i pagamenti di una partita di bandiere per le manifestazioni. Il Mtl provvederà a diffidare nuovamente costoro dal continuare a diffondere pettegolezzi offensivi, e li invita piuttosto a preoccuparsi delle sorti della città senza fare altri danni alla causa del Territorio Libero e del Porto franco internazionale».
Per la cronaca, l’udienza di ieri è vissuta sulla deposizione della presidente nazionale dell’associazione ambientalista Amici della Terra Rosa Filippini, di Roma, parte offesa (e civile), assistita dall’avvocato di Padova Dyana Minelle. Ha raccontato che, verso la fine del 2006 in particolare, cioè dopo che l’associazione nazionale aveva inibito l’uso di logo e nome degli Amici della Terra Italia al club triestino che faceva riferimento a Giurastante, quest’ultimo (ma anche poi Parovel) aveva messo in atto «un’aggressione quotidiana» a colpi di mail dirette alle associazioni consorelle internazionali e di comunicati stampa in cui la stessa Filippini veniva accusata «di essermi fatta corrompere da gruppi di inquinatori e mafiosi», al punto che «la Federazione internazionale nel 2007 aveva deciso di mandare degli ispettori in Italia, la cui ispezione si era conclusa con le scuse dell’Esecutivo internazionale».
Prossima udienza il 24 settembre. Saranno sentiti un testimone dell’accusa e tre della parte civile.(pi.ra.)
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