Napoleonica, Belvedere nel nome di Cozzolino

Quando il cielo è terso e le cime sono innevate, le montagne si lasciano intravedere anche da Trieste. L’anima di questa città non affonda le radici soltanto in una indiscussa tradizione marinara. L’alpinismo internazionale in parte è nato anche qui, muovendo i primi passi lungo le falesie nostrane e arrivando ad affermarsi in tutto il mondo, attraverso nomi che ancora oggi raccontano un modo di intendere l’arrampicata tutto triestino.
«Disincantato», è l’aggettivo che lo storico e alpinista Giampaolo Valdevit ha più volte utilizzato per descrivere lo stile di arrampicata di questa parte di Italia. Lo ha fatto nel corso di un convegno tenuto alla vigilia dell’intitolazione del Belvedere sulla Napoleonica che, da questa mattina, porterà il nome di Enzo Cozzolino, il grande scalatore triestino della XXX Ottobre del Cai: la cerimonia di intitolazione si terrà alle 11.30, vi presenzierà il vicesindaco Fabiana Martini.
“Grongo”, come veniva chiamato Cozzolino nell’ambiente alpinistico, morì a soli 24 anni mentre tentava la salita della Torre di Babele, sul gruppo del Civetta. A 42 anni di distanza da quella tragedia, Cozzolino entra di diritto nella toponomastica della città andando ad affiancare Kugy, Comici e Cozzi, tre nomi storici dell’arrampicata triestina ai quali sono state dedicate altrettante vie cittadine. È stato intitolato “Le vie verso le cime” il convegno che ha ripercorso le storie, spesso epiche, di questi alpinisti. L’hanno organizzato l’amministrazione comunale insieme al Cai XXX Ottobre, all’Alpina delle Giulie, al Circolo della Ferriera di Servola e all’Unione sportiva Acli. Nessun rappresentante del Comune, però, è intervenuto all’iniziativa. Il destino ha voluto che l’intero Consiglio comunale, nelle stesse ore del convegno, prendesse parte alle esequie del consigliere Stefano Beltrame, morto nei giorni scorsi proprio in un incidente di montagna. Valdevit ha definito Kugy «la quintessenza dell’alpinismo romantico», mentre ha raccontato Cozzi, Comici e Cozzolino attraverso alcuni aggettivi. «L’arrampicata di Cozzi è passione – ha spiegato lo storico triestino utilizzando volutamente il presente -, è esperienza che investe tutto l’individuo, mentre lo stile di Comici è estetica, estasi e contemplazione. L’approccio alla parete di Cozzolino, invece, è improntato all’etica e alla consapevolezza dei propri limiti».
«Sedicenti alpinisti». Cozzolino definiva così chi barava affrontando la parete con abbondanti chiodature e mancando, quindi, di «onestà nell’arrampicata». Il suo era un innamoramento per l’ambiente alpino, «l’unico mondo autentico nel quale rifugiarsi».
Luca Saviano
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