«Nel Nord Italia Trieste arriva ultima»

Lo sapevate che altrove - a differenza del nostro “Comune” - l’umido differenziato è già una pratica “comune”? «Trieste è l’unica città del Nord Italia dove non c’era (perché ora sta per partire, ndr) una raccolta massiccia dell’umido organico, dato che finora valeva per grandi utenze e pubblici esercizi che avevano aderito in forma volontaria. Adesso diventa un obbligo per tutti». Parola del capo della divisione Ambiente di Acegas Paolo Dal Maso, intervenuto ieri a una conferenza stampa che ha lanciato segnali, per così dire, perentori. Lo stesso assessore all’Ambiente Umberto Laureni è stato, come da abitudine, inequivoco. «La città - ha detto - ora non ha più alibi. Tutto ciò che è differenziabile si può differenziare. Vogliamo arrivare almeno al 40% di differenziata entro la fine del 2015». Percentuale, questa, che a sua volta il direttore generale di AcegasAps, Roberto Gasparetto, ha definito comunque «assolutamente intermedia. Nelle città servite da Hera la quota di recupero dei rifiuti già oggi supera quella di smaltimento, ne consegue che pure qui dobbiamo puntare ad almeno il 50% di differenziata, per trasformare pure Trieste in città dove il recupero dei rifiuti prevale sul puro smaltimento». E in effetti la lettera che accompagna le 130mila “buste” con le istruzioni per l’uso contiene anche una lettera, a firma di Roberto Cosolini e della presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, in cui sta scritto proprio che «la raccolta degli scarti di cucina è una tappa fondamentale per avvicinarci al 65% di raccolta differenziata, obiettivo che le due amministrazioni (Comune e Provincia stessa, tra le cui competenze finché esiste c’è pure il coordinamento della gestione ambientale d’area vasta, ndr) hanno condiviso». Gasparetto e Dal Maso, a questo proposito, hanno mirato al cuore storico di Hera, tipo Rimini e Modena, dove la differenziata oggi arriva al 60% e al 58%. Ma non solo a quello, pure all’altra “sponda” di AcegasAps: se l’obiettivo a regime di Trieste sono 10.300 tonnellate l’anno di umido, Padova attualmente ne fa 12mila. Solo che a Padova, con l’umido, hanno cominciato all’inizio degli anni Duemila. Ma allora noi dove eravamo fino a ieri? «Guardiamo al futuro, ricordandoci la morfologia e la storia complessa di Trieste dove negli anni Settanta gli inceneritori erano stati salutati come la soluzione al problema delle discariche sul Carso», la risposta di Laureni. «Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto», la battuta finale di Gasparetto. (pi.ra.)
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