Nelle fioriere depredate cartelli a prova di maleducato

Ormai qui si ruba di tutto, perfino le primule. Non è detto, però, che questi insensati gesti passino sotto silenzio e non scatenino invece una “controffensiva”, pur su un piano squisitamente...

Ormai qui si ruba di tutto, perfino le primule. Non è detto, però, che questi insensati gesti passino sotto silenzio e non scatenino invece una “controffensiva”, pur su un piano squisitamente escatologico, diciamo così.

Se le invettive andassero a buon fine, in questo caso il ladro avrebbe vita corta. Una mano ignota, infatti, notando che su quella fioriera di via Oberdan fino al giorno prima c’era una piantina a ingentilire l’arredo urbano ha pensato di mandare un messaggio all’autore del furto, definito «ladro maleducato». Un modo per far sì che, ripassando per di lì, la mano lunga si ritrovi perlomeno davanti alle conseguenze della sua malefatta. E si faccia magari un esame di coscienza.

Non è la prima volta che i cittadini rispondono ai gesti di inciviltà prendendo carta e pennarello e affiggendo un cartello. Accade in Stradella verde, dove per reprimere il fenomeno dell’abbandono abusivo di immondizia sul ciglio della via qualcuno ha posto dei cartelli con tanto di sagoma di asino ragliante. Della serie: se non vuoi passare da somaro, impara a comportarti come si deve. Tra parentesi i cartelli sono visibili ancora adesso. In zona Aris, invece, sempre qualche residente ha messo tempo fa una freccia sulla campana del vetro, pesantemente apostrofando chi non riesce neppure a prendere la mira per abbandonare il materiale e lo scaglia a terra, in mille pezzi.

C’è comunque da annotare che il “ratto” dei fiori è un fenomeno che, a dispetto delle innumerevoli telecamere presenti in città, nessuno riesce a debellare definitivamente.

E qualche volta, oltre alla sottrazione si aggiunge la beffa. Della scorsa estate il furto dei fiori nelle aiule in centro con schifoso “ricordino”, cioè un sacchetto di pipì. Alle fantasie disturbate, come quell’episodio-limite ha dimostrato, non c’è mai fine. (ti.ca.)

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