«Noi vecchi addetti al tram: non era soltanto un lavoro»

Il tram di Opicina non è solo un mezzo elettrico, e quindi ecologico, che si muove su binari. Rappresenta qualcosa di più. E chi ci ha lavorato vorrebbe ovviamente rivederlo in servizio in tempi brevi. È un simbolo non solo per la città, ma anche per gli opicinesi. L’assessore comunale Fabio Omero ha raccontato nei giorni scorsi che mancano all’appello 680mila euro per concludere i lavori, e che dunque non esiste una data certa entro la quale il tram ripartirà: potrebbe rimanere fermo per l’intera l’estate. Così, all’indomani di questa notizia, chi al funzionamento del tram ha lavorato per lunghi anni ne prende le difese, raccontando di storie e persone.
«Sentire cosa sta succedendo - attacca Enrico Protti, in servizio dal 1956 al 1986 principalmente sull'impianto funicolare - mi rattrista molto perché lavorare al tram era qualcosa in più di un semplice lavoro. Innanzitutto c'era un bel rapporto fra noi dipendenti, a prescindere dalla qualifica di ognuno, ma poi lo sentivamo anche nostro e quindi ci impegnavamo al massimo per raggiungere l'obiettivo finale. Adesso pensare che non ci siano i soldi per eseguire alcune opere mi sembra quasi impossibile. Non lo si può chiudere. Sottolineo che ogni anno arrivano tantissimi turisti appositamente per vedere ed ammirare "il nostro trenino”».
Ma nell'arco di pochi decenni le cose sono cambiate in modo radicale, a cominciare dal modo di operare. A delineare il tipo di lavoro che veniva svolto un tempo ci pensa Riccardo Goruppi, assunto nel 1957. «La differenza tra ieri ed oggi - incalza Goruppi - è che la Sapf (Società Anonima delle Piccole Ferrovie che gestì la tranvia dal 1901 al 1961, ndr) disponeva di un consistente gruppo di forza lavoro che curava i vari settori dell'impianto. C'era la "squadra binario", composta da una decina di persone che quotidianamente ispezionava le rotaie. Poi c'erano elettricisti, meccanici, falegnami e altre figure professionali indispensabili per il buon funzionamento della struttura, oltre ai manovratori stessi. Ora invece tutto viene gestito con gare d'appalto».
Oggi il tram non è l'unico mezzo per raggiungere Opicina: c’è la concorrenza del bus della linea 4, certamente più veloce ma molto meno romantica. «Un tempo - incalza Paolo Rebulla, ex tecnico del tram - la sostituzione della fune avveniva durante il corso di una sola notte, senza causare interruzioni al regolare servizio giornaliero. Le corse finivano verso le 22 circa e subito entravano in azione diverse decine di operai, sia a monte che a valle della tratta funicolare, per sostituire il cavo».
Ma a raccontare quali debbano essere le doti del bravo "frenador" ecco Franco Storti, per quasi vent'anni alla guida del tram. «Per svolgere questa professione - dice l'ex tranviere - bisogna essere disposti al dialogo, pronti alla battuta ma soprattutto saper dare le giuste indicazioni ai numerosi turisti che qui arrivano durante la bella stagione». Insomma, dicono in coro i vecchi lavoratori riprendendo i versi di una popolare canzone che Umberto Lupi e Mario Sestan cantavano già nel 1978, «el tram xè nostro, el devi restar».
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