Nuove tecniche per preservare l’utero e la propria fertilità

L’isterectomia, cioè l’asportazione dell’utero, è l’intervento più eseguito al mondo dopo il taglio cesareo. Ma ci sono casi in cui il chirurgo potrebbe operare diversamente, con una tecnica meno invasiva, nel rispetto dell’integrità del corpo. Formare medici esperti in trattamenti chirurgici mini invasivi, che offrano alle donne affette da emorragie uterine soluzioni che permettano loro di conservare l’utero e di preservare così la propria fertilità il più a lungo possibile è da tempo la missione dell’Equipe della Clinica Ginecologica del Burlo Garofolo. Da mercoledì sarà anche l’obiettivo del nuovo master di secondo livello dedicato alla Chirurgia Isteroscopica mini invasiva.
L’iniziativa, unica in Italia, è nata grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze mediche dell’ateneo cittadino e Burlo. Frutto di un lavoro di squadra portato avanti da anni dai medici della Clinica ginecologica, e rivolto a medici specialisti in ostetricia e ginecologia provenienti da tutto lo stivale, il master ha lo scopo di fornire autonomia nei trattamenti chirurgici isteroscopici e nella diagnostica ecografica delle malattie dell’utero, pratiche con bassa invasività per il corpo femminile. Il percorso didattico, della durata di un anno, prevede lezioni teoriche affiancate alla pratica chirurgica, svolta in sala operatoria o in ambulatorio, oltre a numerose esercitazioni su simulatore. Mensilmente il master si avvarrà del contributo didattico dei più importanti esperti italiani di isteroscopia, che insegneranno i loro “segreti del mestiere.” L’organizzazione del master è stata possibile grazie al lavoro d’equipe dei medici della Clinica ginecologica: docenti e responsabili scientifici del corso saranno Giuseppe Ricci, direttore della Clinica, Federica Scrimin, Francesco Mangino, Francesca Buonomo e Kristina Skerk. Le ostetriche Gina Cervi per l’Università e Daniela Riccardi del Burlo coordineranno gli aspetti clinici e organizzativi.
Preservare utero e fertilità è un tema sempre più importante per il mondo femminile: i dati regionali e nazionali 2016 documentano infatti che l’età media delle donne al momento del parto supera i 30 anni e che il 10% delle gravidanze interessano donne over 40.
«Grazie a strumenti endoscopici di dimensioni molto ridotte siamo in grado di eseguire procedure diagnostiche ed interventi chirurgici ambulatorialmente - spiegano i ginecologi del gruppo -. La paziente viene con il suo problema, noi facciamo la diagnosi e contemporaneamente la trattiamo: asportiamo piccoli polipi e correggiamo uteri setti. Eseguiamo circa 800 isteroscopie all’anno. Sono interventi che nella gran parte degli ospedali vengono eseguiti in sala operatoria, in anestesia generale e con un giorno di ricovero».
Gli interventi per fibromi endouterini, invece, si eseguono con un ricovero in giornata. Studi recenti documentano che circa il 70% degli interventi di asportazione dell’utero effettuati negli ospedali italiani si eseguono a causa di malattie benigne, come i fibromi. «La nostra proposta invece va in direzione conservativa e consiste in trattamenti medici farmacologici. Solo qualora i miomi aggettino nella cavità uterina, e quindi la occupino provocando emorragie, procediamo alla loro asportazione per via isteroscopia in day surgery. Assistiamo così a una diminuzione notevole delle isterectomie. L’isterectomia è l’intervento più eseguito al mondo dopo il taglio cesareo: mantenere basso il ricorso a questi interventi è un importante obiettivo per i sistemi sanitari».
L’inizio del master coinciderà con l’inaugurazione di un nuovo ambulatorio riservato alla chirurgia isteroscopica al Burlo, cui si assocerà, alle 12.30, la scopertura di una targa dedicata ad Ada Cattonar Picot: gli interventi di ristrutturazione e gran parte delle attrezzature in dotazione al Servizio sono frutto di una sua donazione. Seguirà alle 14 in aula magna, una lectio magistralis tenuta da Claudio Crescini, uno dei maggiori esperti italiani di chirurgia endoscopica.
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