Nuovi crolli all’interno delle case Pater

Gli abitanti del rione di Ronchi del Legionari premono sul Comune: «La scelta di chiudere le abitazioni è stata disastrosa»
Di Luca Perrino
Bonaventura Monfalcone-28.03.2013 Addio alla regione-Brussa-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-28.03.2013 Addio alla regione-Brussa-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

RONCHI DEI LEGIONARI. Si parla di “social housing”, di nuove iniziative volte a migliorare l'esistente e dare sbocchi all'esigenza di fare risposte sul fronte dell'emergenza abitativa. Ma, per ora, si tratta solo di “rumors”, senza nulla o poco di concreto. Anche se, a dir il vero, qualcosa si è mosso. Ma a Ronchi dei Legionari la situazione rimane tragica. Non appena varcato l'ingresso nord alla cittadina ci si imbatte nello storico rione delle case “Pater” di fascista memoria. Dei 116 alloggi almeno una settantina sono stati murati. Sono state sprangate porte e finestre, all’indomani, spesso, del decesso dei loro occupanti e sono state rese off limits. Ma poca è stata la manutenzione ordinaria che è seguita nei confronti di queste aree davvero lasciate nel più assoluto abbandono.

Così, in questi giorni di pioggia e di vento, alcune di quelle pertinenze che non erano state demolite sono crollate e parte dei loro residui sono finiti nei giardini di quelle “Casette” che ancora hanno una famiglia che le vive. I residenti, che più volte avevano criticato la volontà di amministrazione comunale ed Ater di chiudere gli alloggi sfitti, scendono nuovamente sul piede di guerra. Hanno paura per lo stato di degrado in cui si trova il quartiere e vedersi arrivare in casa pezzi di plastica, residui di tettoie e qualche calcinaccio . Il rione, secondo i residenti, ha ormai raggiunto livelli di degrado da terzo mondo e il principale motivo è senza dubbio il non aver riassegnato gli alloggi che a man mano si liberavano, a famiglie bisognose. Anche nel passato avevano protestato proprio per l’abbandono in cui si trova il quartiere, per le condizioni disastrose di alcune casette abbandonate, per la grande quantità di immondizie che giace lungo i fossati, per la scarsa manutenzione che viene fatta in tutta la zona. «La scelta di chiudere le case – aveva detto Tamara Candotto - si è rivelata un disastro, perché si è agito senza una programmazione adeguata e senza tener conto della realtà delle famiglie che ancora vi risiedono.  Le conseguenze di questa operazione sta comportando gravi danni alla struttura delle casette e non solo la parte relativa agli alloggi sfitti, ma anche di quella abitata». In un primo momento erano delle baracche fatiscenti che vennero poi trasformare in case nei primi anni Quaranta dalla ditta Pater di Milano per l’Istituto Case Popolari. Furono realizzate le 56 casette, che diedero vita al borgo rurale che venne intitolato ad Italo Balbo, noto però da sempre come “Casette”, che prima di essere assegnate alle famiglie ronchesi bisognose di alloggi furono occupate, tra il 1941 e il 1943, dagli uomini del Genio Guastatori e da un reparto della Regia Aeronautica di stanza allo scalo aereo cittadino che, allora, era ancora militare.

@luca_perrino

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