Obelisco per i goriziani “austroungarici”

Dal 1914 al 1918 furono almeno ottomila i goriziani arruolati nell’esercito austroungarico. Oggi, a cent’anni di distanza dalla Prima guerra mondiale, a Gorizia non c’è ancora un monumento che li ricordi. A erigerlo ci stanno provando l’associazione culturale Borgo Straccis e il gruppo di ricerche storiche Isonzo. Ma la strada per raggiungere questo traguardo è in salita. Gorizia è uno dei pochi comuni dell’ex Litorale a non ricordare i propri figli arruolati nell’esercito “nemico” secondo la propaganda del fascismo, concetto ereditato e riveduto nei decenni successivi ma che ha finito per determinare un’ingiustizia bella e buona. L’ex comune di Lucinico ha eretto l’anno scorso un piccolo monumento, in quasi tutti i comuni isontini e della Bassa, lapidi all’ingresso dei cimiteri ricordano i soldati Au del luogo. A Monfalcone il monumento propone anche una sessantina di nomi, ma l’elenco è incompleto. A Cervignano recentemente si è scatenata la polemica per l’inaugurazione del cippo che ricorda i friulani combattenti nell’esercito imperiale. Due anni fa Ronchi dei Legionari ha dedicato una piazza a Francesco Giuseppe. È significativo che le due città più importanti dell’ex Litorale, Gorizia e Trieste, non ricordino adeguatamente quei ragazzi. A Trieste, sul colle di San Giusto, c’è l’unica targa voluta posta anni fa per iniziativa di Mazzoli, tenente della polizia locale. A Gorizia nulla di nulla, se non la lapide che al cimitero centrale rende omaggio ai 505 caduti civili goriziani durante il biennio ’15-’17. Bruno Pascoli, presidente di Isonzo e uno dei massimi esperti di Prima guerra mondiale, sta lavorando al progetto del nuovo monumento: «Il nostro intento è colmare una lacuna storica procedendo con il giusto rigore storico completamente avulso dall’ideologia. Non si tratta né di nostalgia né di nazionalismo. Si tratta di ricordare migliaia di ragazzi goriziani».
Gorizia pullula di monumenti “italiani” della Grande guerra. Il più imponente dei quali è la statua del Fante d’Italia che troneggia davanti ai Giardini pubblici di corso Verdi dal 4 novembre del 1966. Per essere precisi il monumento dell’architetto Angelo Balzardi si affaccia su via Cadorna e non è certo un mistero che molti vorrebbero cancellare la memoria del generale.
«Il nostro orientamento è di realizzare un obelisco simile, ma più ridotto, di quello che campeggia al cimitero di Salcano. La collocazione riteniamo possa essere ai Giardini pubblici. Abbiamo chiesto un finanziamento alla Fondazione Carigo ma il cda è a fine mandato e non può impegnarsi. Abbiamo trovato nell’assessore comunale Guido Germano Pettarin un interlocutore interessato. Speriamo di riuscire a trovare i fondi necessari. L’obiettivo è inaugurare l’obelisco dopo Caporetto, magari coinvolgendo gli studenti in un concorso per il miglior bozzetto. Certamente dobbiamo farlo entro il 2018, sarebbe imperdonabile altrimenti».
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