Oleotto: «L’osteria di Zoran venduta in 27 Paesi»
Il divano e il bancone dell’osteria di “Zoran” stanno lì come feticci; tra le mensole ci sono i premi vinti dal film e, fra i ventuno riconoscimenti, spiccano per importanza il Globo d’oro e la targa assegnata dal pubblico alla Mostra del cinema di Venezia, ma ben visibile, alla parete dell’ufficio di produzione di Transmedia, c’è anche l’attestato della nomination a Matteo Oleotto per il David di Donatello 2014. «Ho avuto sfortuna perché quella è stata una grande annata, ma entrare tra i cinque migliori registi esordienti è stato già un bel risultato». “Zoran, il mio nipote scemo” è stato venduto in 27 Paesi.
«Con Igor Princic siamo riusciti ad esportare la nostra realtà con rigore – nota Oleotto -. Personalmente, all’inizio, avevo paura del giudizio dei miei amici: non volevo che il film tradisse la nostra terra. I premi fanno sicuramente piacere, ma la soddisfazione maggiore viene dall’essere riusciti a far conoscere un modello nostrano». Il prossimo lungometraggio di Oleotto avrà un produttore bolognese, ma la sua non sarà una fuga e nemmeno un tradimento: con Transmedia il regista goriziano sta già ragionando sul progetto successivo. «A me piace lavorare sui progetti, più che sui film. Se alle spalle hai un progetto, è più facile che le cose vadano bene.
L’‘osteria’ di Zoran è stata a Venezia, a Cannes e a Berlino. Ha sempre riscosso successo e noi ci siamo sempre divertiti. Fare un film per farlo, ha poco senso. Bisogna ragionare in maniera più ampia». Oleotto ha appena presentato a Villa Manin il suo documentario sul terremoto del Friuli. Sullo stesso tema è al lavoro Cristian Natoli che però, insieme a Giulio Gattuso, sta affrontando il dramma causato dal sisma del 1976 da un diverso punto di vista. Il suo è un viaggio nella memoria archivistico-cinematografica regionale alla ricerca del film realizzato dalla ormai quasi novantunenne “cineamatografara goriziana” Olivia Pellis sulla ricostruzione operata dagli alpini in Carnia. L’unica copia esistente de “La fiaba degli alpini” è andata persa e il documentario narrativo della coppia Natoli-Gattuso segue l’autrice nella ricerca del suo lavoro. «In un modo o nell’altro – dice Natoli –, negli ultimi anni sono uscite un sacco di produzioni interessanti Made in Gorizia ».
Stefano Bizzi
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