Omicidio Novacco, un dolore per la città

«Non mi sono mai trovato di fronte a un delitto di questo genere. A tanta atrocità e con un movente così fragile, così difficile da interpretare. Le modalità facevano pensare a un delitto di stampo mafioso».
Leonardo Boido, capo di gabinetto della Questura che ha diretto le indagini nei giorni successivi all’omicidio di Giovanni Novacco, avvenuto nell’agosto del 2011 in una casa di via Gemona, l’altra sera nell’incontro organizzato da Universitrip all’Expo Mittelschool ha mostrato le ferite che chiunque abbia anche sfiorato quella vicenda si porta addosso. Un caso risolto in poche ore anche se il processo deve ancora chiarire ruoli e dinamiche dei due assassini, Giuseppe Console e Alessandro Cavalli. «Trieste ha condiviso quel dolore - ha constatato il giornalista Claudio Ernè - è stata organizzata persino una fiaccolata: una partecipazione simile non era mai avvenuta prima e c’è da chiedersi se questo avrà un peso sull’esito processuale».
All’incontro, al quale hanno preso parte anche il giornalista Corrado Barbacini e il medico legale Fulvio Costantinides, è stata ricordata un’altra vittima di quell’omicidio: «È la madre di Console - ha raccontato Ernè - piangendo mi ha confessato che da allora scende alle 4 del mattino per gettare le immondizie senza incontrare i vicini». «Sui volti degli inquirenti, dal tono delle loro parole e dall’assoluta riservatezza - ha ricordato Barbacini - quella mattina in via Gemona noi giornalisti capimmo subito che in quella casa era successo qualche cosa che li aveva turbati. Si percepivano il dolore e la delicatezza del caso».
Ma quanto tempo sarebbe passato prima di trovare i colpevoli se il fratello di Console non avesse avvisato il 113? È stato lui a indirizzare gli inquirenti a quell’edificio abbandonato, raccontando che Giuseppe era rientrato a casa con i vestiti imbrattati di sangue ammettendo di aver compiuto qualche cosa di grave. «Altrimenti ci avremmo impiegato più tempo - ha detto Mario Bo, capo della Squadra Mobile - ma ascoltando quel rione, la gente che aveva già avuto contatti con quei ragazzi, ci saremmo arrivati». Sarebbe arrivata una segnalazione di scomparsa da parte dei genitori di Novacco, poi sarebbero partite le ricerche e un’analisi attenta di chi gli stava attorno. E il cerchio si sarebbe chiuso.
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