Parte la sfida alla fibrosi polmonare
Una grande scommessa che punta tutto sui MicroRna, le piccole molecole endogene che regolano l'azione genica delle cellule. Sarà questo il filo conduttore del nuovo progetto di ricerca biennale finanziato con un contributo di 100mila euro della Fondazione CrTrieste e promosso dalla Struttura complessa di Pneumologia dell'Azienda sanitaria universitaria integrata per trovare una terapia efficace contro le malattie cronico-degenerative polmonari e in particolare la fibrosi polmonare idiopatica, una grave patologia invalidante respiratoria.
Grazie all'impiego dei MicroRna, gli addetti ai lavori capiranno se è possibile stimolare le capacità rigenerative del polmone. Capacità che sono alterate nella fibrosi a causa della cicatrizzazione del tessuto deputato alla respirazione, cosa che ne impedisce dunque il normale funzionamento. «Il polmone infatti si mostra invecchiato, deformato - spiegato Marco Confalonieri, direttore di Pneumologia a Cattinara, che ha ideato il progetto -. La malattia ha una prognosi simile o peggiore del tumore polmonare e al momento non ci sono cure». Ad affiancare il team triestino saranno Icbeg, Dipartimento di Scienze mediche chirurgiche dell'Università, Istituto di Anatomia patologica dell'ateneo di Verona, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e Temple University di Philadelphia.
Il progetto segue l'impegno preso da tempo dalla CrTrieste, «che riserva risorse alla sanità e all'assistenza agli anziani», ha sottolineato infatti Lucio Delcaro, vicepresidente della Fondazione. Ma si tratta anche di un esempio esplicativo del nuovo binomio ospedale-università. «È la prima iniziativa pubblica cui partecipo come direttore generale dell'Asu i- ha spiegato Nicola Delli Quadri - coerente con il protocollo firmato tra università e Regione per ospedali e organi socio-sanitari quali organizzazioni d'insegnamento per sviluppare attività di assistenza ad alto livello, didattica e ricerca». Una collaborazione dunque per «un ospedale sempre più scientifico», come auspicato da Confalonieri. D'accordo anche Mauro Giacca, direttore Icbeg: «Questo è un modello da seguire anche per altre iniziative con le organizzazioni internazionali».(b.m.)
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