Piattaforma logistica, Mantovani chiede all’Authority 40 milioni

Annullare l’assegnazione definitiva, che ha ribaltato il primo verdetto, e affidare i lavori per la Piattaforma logistica alla cordata cui erano stati assegnati in via provvisoria. In subordine risarcire gli esclusi con 40 milioni di euro. È quanto il raggruppamento temporaneo di imprese composto da Mantovani, Samer e Venice green terminal chiede ai giudici amministrativi di imporre all’Autorità portuale. La richiesta di sospensiva dovrebbe essere discussa al Tar nella seduta del 9 o del 10 luglio. Frattanto, nonostante i continui annunci trionfalistici della presidente dell’Authority Marina Monassi, la Piattaforma, o meglio il suo progetto, resta in freezer, e con l’ipotesi di appelli al Consiglio di Stato, chissà per quanto tempo ancora. «La causa blocca anche la semplice firma del contratto - spiega Vittorio Petrucco titolare assieme al fratello della Icop - né sappiamo quanto questa potrà avvenire». Alla Icop, società di costruzioni di Basiliano, in cordata con Parisi, Interporto di Bologna e Cosmo Ambiente, i lavori sono stati assegnati dall’Autorità portuale con deliberazione del 7 maggio, la stessa con cui si annullava l’aggiudicazione provvisoria mediante la quale la commissione, nominata dalla stessa Authority, il 20 dicembre 2013 si era invece dichiarata a favore dell’unico raggruppamento concorrente.
Nel testo del ricorso gli avvocati Maria Alessandra Sandulli e Luca Antonini elencano ora anche i danni che l’Authority con la decisione definitiva avrebbe provocato ai loro clienti: «per la mancata costruzione dell’opera 12,3 milioni di euro; per la mancata progettazione 673mila 340 euro; per la mancata gestione 18,27 milioni di euro; per la perdita delle sinergie realizzabili per il fatto di gestire un terminal anche a Trieste da parte del soggetto che ha la gestione del nuovo terminal ro-ro di Venezia 4,92 milioni di euro; per il danno curriculare consistente nella perdita di un livello di qualificazione Soa già posseduta ovvero per la mancata acquisizione di un livello superiore 3 milioni 580mila euro». Complessivamente fanno circa 40 milioni di euro. Secondo i ricorrenti, l’Autorità portuale avrebbe deciso l’esclusione della cordata Mantovani per non aver dichiarato che l’ingegner Andrea Mantoni di Venice Green terminal aveva patteggiato una pena e che l’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita e l’ex direttore finanziario Nicolò Buson erano stati sottoposti a misure restrittive cautelari. Ma secondo gli avvocati Sandulli e Antonini, Mantoni non copriva un ruolo per cui è obbligatoria la dichiarazione di rispetto dei requisiti morali, mentre per Baita e Buson, «l’applicazione di misure restrittive cautelari non rientra tra le circostanze che devono essere dichiarate» dal momento che «in coerenza con il principio di presunzione di innocenza l’esclusione dall’affidamento di commesse pubbliche può avvenire soltanto a fronte di decisioni definitive di condanna». Nel ricorso si afferma anche che «la sentenza relativa a Baita è divenuta irrevocabile solo il 29 aprile 2014 quando la società aveva interrotto ogni tipo di rapporti con lui, mentre quella relativa a Buson non consta essere ancora divenuta irrevocabile».
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