Porto Vecchio, il Consiglio dice sì

Oggi il voto sulla variante: Rifondazione verso l’astensione, no di Edera
Quasi tutti d’accordo: meglio di quel che è stato fatto e ottenuto, nella Variante 93 al piano regolatore per il Porto Vecchio non si poteva fare. Sui «perché» e i «per come» si avranno ulteriori ragguagli stasera in consiglio comunale. Si va comunque verso un voto pressoché unanime, dove la sola Rifondazione comunista dovrebbe astenersi, forse assieme ad Emiliano Edera della Lista Primo Rovis, che parte dichiaratamente da un voto negativo ma stamane ha un ultimo summit con lo stesso Rovis, Grande Vecchio dell’autonomia triestina,e potrebbe correggere il tiro.


Come si è arrivati, dunque, al «miracolo» di un voto praticamente «bipartisan» nella rissosa Trieste? Toccando un nervo scoperto che sembrava rimosso: quello dell’intoccabilità delle aree portuali. «A dirla tutta – commenta Piero Camber di Forza Italia – gli unici a difendere la residenzialità sono stati Illy e Dipiazza, ma comunque si trattava di insediamenti nell’area residuale di Bovedo, a Barcola. Per il resto nessuno era favorevole a un utilizzo troppo spinto del porto. Facile la conseguenza: per Camber si è trattato soprattutto «di una sconfitta di Illy, che voleva fare del porto, da sempre, un rione della città».


In realtà Riccardo Illy, presidente del Friuli Venezia Giulia non sembra aver mollato la battaglia, se ancora ieri dichiarava che «nel protocollo d’intesa firmato lo scorso ottobre con Prodi è previsto un aggiornamento al quale stanno lavorando i dirigenti» e di aver chiesto di inserire tra i nuovi impegni del Governo e della Regione «proprio una soluzione giuridica definitiva per le eventuali modifiche - sia riduzioni, sia abolizioni, sia ampliamenti sia trasferimenti - delle zone di punto franco».


E qua si oppone, appunto, Emiliano Edera che a nome del suo sponsor dichiara l’inviolabilità del punto franco, «perchè le attività commerciali previste possono essere dei veri cavalli di Troia», chiedendosi anche «a cosa servano 8400 parcheggi se veramente si vuole mantenere la portualità». Una tesi che viene demolita proprio a destra da Roberto Sasco dell’Udc, secondo il quale «il modello dei Rovis e dei Gambassini esce sconfitto» e «anche la nautica da diporto e insediamenti del terziario in quell’area danno a Trieste una precisa identità».


«È stata una variante concertata e condivisa – aggiunge Sergio Lupieri della Margherita – e a quella zona sono state fornite molteplici destinazioni d’uso. Adesso tutte le opportunità dipenderanno dal contenitore che daremo a quei sostantivi». Di diversa opinione Iztok Furlanic di Rifondazione. «I nostri dubbi stanno in diretta dipendenza con le scelte sull’area di Adriaterminal, che sembra destinata alla dismissione e su quella abbattere il magazzino 21, che per noi doveva essere mantenuto buttando giù invece il 23». «Voteremo a favore – anticipa invece Fabio Omero dei Ds – perchè è stata fatta chiarezza, sia sulla situazione dei punti franchi che sul demanio marittimo. E, comunque, eliminata la residenzialità e le altre ipotesi fantasiose di alberghi e campi da golf, è chiaramente il piano di Boniciolli e non di Dipiazza».


Un’affermazione, quest’ultima, che fa storcere il naso a Paolo de Gavardo, della Lista Dipiazza, che vede nella «scelta fondamentale per lo sviluppo della città» proprio «una vittoria di Dipiazza, piaccia o non piaccia». Chiude Alessia Rosolen, che anticipando il «si» di An aggiunge solo che «l’unico dubbio che rimane è attorno alla scelta di eliminare la viabilità interna. È stata persa un’occasione per farla, ma almeno due rotatorie mi risulta siano rimaste».

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