Porto Vecchio, negozi nei magazzini frontemare

Ultime correzioni agli elaborati alla vigilia dell’approvazione della variante al piano regolatore. Attività di portualità, passeggeri e turistica. Al piano terra, su una superficie di 54mila metri quadrati. Confermato: nessuna casa d’abitazione
La variante al piano regolatore comunale per Porto Vecchio apre la strada ad attività di «portualità, passeggeri, turistica e diportistica, culturale, di ricerca, istruzione, formazione, direzione e servizio, commerciale, di ricettività, attività espositive e di intrattenimento». Niente residenzialità, e una «viabilità principale» interna - non più «di scorrimento», giacché il traffico cittadino continuerà a insistere su viale Miramare - tracciata ma «puramente indicativa» perché soggetta a prescrizioni della Soprintendenza.


A poche ore dall’approvazione della variante da parte della giunta iniziano a circolare elaborati freschi delle correzioni apportate fino all’ultimo minuto dagli uffici sulla base dell’intesa tra Comune e Authority e delle prescrizioni della Soprintendenza. Prende forma il nuovo volto di Porto Vecchio. Che prevede una superficie massima complessiva di 67 mila 945 metri quadri a destinazione commerciale (con superfici inferiori ciascuna ai 400 metri quadri e una superficie totale effettiva di vendita di 54 mila 356 metri quadri). A funzione commerciale, guardando alle tre file di edifici che compongono l’impianto storico del Porto Vecchio, saranno adibiti i piani terra dei magazzini frontemare e della fascia retrostante. Ci sono poi i 104 mila 994 metri quadri a destinazione direzionale; 9 mila 619 metri quadri di «attrezzature collettive per vita associativa e la cultura»; 6 mila 631 metri quadri a destinazione museale.


I documenti delineano la suddivisione della sessantina di ettari in sei zone. Cassata, si diceva, l’ipotesi delle case in Porto vecchio: non potranno insediarsi i 2943 residenti che la precedente versione della variante (il cui progetto è firmato dagli architetti Alberto Cecchetto e Maurizio Bradaschia) ipotizzava. Nella Zpu, zona portuale urbana dal molo Quarto fino alle spalle del Primo, si potranno avere attività diverse, comprese quelle legate a cultura, intrattenimento, ricettività, direzionale, comunicazione, informazione (citate sedi bancarie borsistiche e assicurative, ma anche sale di registrazione e convegni). La Zpu è suddivisa in sottozone con destinazioni specifiche, da quella passeggeri, turistica e diportistica all’artigianale e commerciale.


Il bacino tra il molo Zero e Primo e l’area circostante diventeranno Ztn, zona turistica nautica. La Zp3 - zona fieristica - è attigua alla Ztn: vi sono consentite esposizioni e fiere «anche di interesse extraurbano». Possibili inoltre attività ricettive, artigianali, legate alla nautica, direzionale, di intrattenimento, commerciale al minuto, di formazione e ricerca e di servizi al diporto.


Verso Barcola ecco la Zrpu - zona ricreativa parco urbano - che prevede attività alberghiera, turistica e diportistica con servizi, moli «di tipo tradizionale, prefabbricato o precario» e ancora squeri, alaggi, rimessaggi e servizi di manutenzione delle barche, insediamenti sportivi, ristoranti e locali di ritrovo, attività ricreative, espositive, di istruzione e ricerca. La Zpm - zona portuale museale - ruota attorno alle vecchie centrali elettrica e idrodinamica, e potrà ospitare musei ma anche ricerca, formazione, produzione legata alla nautica, artigianato, intrattenimento, commercio, scuole e istituti universitari. Infine la Zb, la zona portuale balneare, che comprende l’ultima porzione di Porto Vecchio verso Barcola e la diga foranea. Sulla diga, il nuovo stabilimento balneare rimarrà l’unica struttura esistente. Tutte le destinazioni previste - tempo libero, palestre, piscine, ristoranti, attività direzionali ed espositive - sono state infatti cassate su disposizione del Consiglio superiore dei lavori pubblici: la diga foranea andrà «adibita esclusivamente a funzioni di protezione della costa». Tanto per il nuovo stabilimento balneare quanto per le altre attività vale comunque la «clausola di salvaguardia»: la variante cioè non ha effetto sulle concessioni già effettuate, che andranno a scadenza.


Fin qui alcune delle linee generali della variante. A un primo esame della documentazione, intanto, dal consiglio comunale arrivano commenti di segno opposto. Roberto Sasco (Udc), presidente della commissione urbanistica, sottolinea come il documento rappresenti «dopo anni di lavoro un buon punto di equilibrio tra i due estremi della mera funzione portuale e la restituzione dell’area alla città». Duro invece il commento del diessino Fabio Omero: «Dipiazza - scrive - vanta la trasformazione dell’area nel quarto borgo cittadino. Peccato che le carte dimostrino il contrario», e non solo per la residenzialità stralciata. «Restano infatti i varchi esistenti a limitare l’accesso in quanto area demaniale. La viabilità urbana è stata di fatto cancellata. Ma anche la destinazione alberghiera - insiste Omero - è ridotta a un unico francobollo sulla mappa. Forse sarebbe più corretto riconoscere che è passata la linea di Boniciolli. Non c’è infatti trasformazione di Porto vecchio in area del centro città, restano le funzioni portuali e commerciali, si prevede uno sviluppo imprenditoriale legato esclusivamente al mare. Tutto - chiude Omero - si poteva già fare con il piano vigente».

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