«Porto Vecchio, un futuro da pianificare al meglio»

Periti industriali: pensare all’insieme. Architetti: i progetti subito, per essere pronti a iniziare. Costruttori: si partirà per lotti. Il dibattito in una tavola rotonda
La tavola rotonda svoltasi al Mib (Lasorte)
La tavola rotonda svoltasi al Mib (Lasorte)

Il Porto Vecchio, in un futuro che ci si augura vicino dopo le rassicurazioni dell'Agenzia del Demanio sull'accelerazione dell’iter per la sdemanializzazione, sarà il principale appalto per la città di Trieste. Inevitabile dunque che se ne parlasse anche ieri, al primo convegno regionale su “La gara d'appalto nelle opere pubbliche. La responsabilità sociale delle amministrazioni pubbliche, dei professionisti e delle imprese”. Nella tavola rotonda del pomeriggio, moderata dal vice direttore del Piccolo Alberto Bollis, il tema è stato ampiamente dibattuto per scoprire che anche tra professionisti vi sono pareri contrastanti. C'è chi, come Stefano Ricatti, presidente del Collegio periti industriali di Trieste – che insieme a Assistal e al Consiglio Provinciale dei Consulenti del lavoro ha organizzato il convegno – sostiene che non sia il caso di correre troppo: «Non mettiamoci fretta, ora che non ci sono più lacci pianifichiamo bene cosa vogliamo fare, senza agire a spizzichi. Serve una strategia per far sì che quello che sarà un nuovo quartiere della città si trasformi in volano per l’economia non solo triestina, ma di tutta la regione».

Sulla stessa linea Paolo Vrabec, presidente dell’Ordine degli architetti: «Visto che a oggi non ci sono le risorse facciamo i progetti, così quando avremo i fondi saremo pronti per partire». Per Andrea Monticolo, vice presidente Assistal, è una grande occasione per le aziende triestine, che potranno coglierla se verranno loro concessi vantaggi fiscali. Ma mentre ci si chiede che fine faranno quelle 22 “fettine” per cui era già stata fatta la gara per la concessione, c'è chi non apprezza l'attendismo: «È vero che ci vuole una strategia, ma non si può dire aspettiamo – sostiene Luciano Lazzari, presidente del Consiglio degli architetti d'Europa -: non è fattibile avere tutta la scatola pronta prima di iniziare il montaggio, si corre un'altra volta il rischio di avere un'opera già vecchia non appena sia stata finita». «Non si può pensare che 3 milioni di metri cubi possano essere rimessi in gioco, in un momento di forte crisi economica, senza un cliente che paga la progettazione - sottolinea Donato Riccesi, presidente provinciale dei Costruttori edili -. Penso che il destino sarà quello di partire per lotti».

Porto vecchio, la sdemanializzazione accelera
Una veduta del Porto vecchio

Ma se su Porto Vecchio anche tra i professionisti ci sono pareri discordanti, tutti concordano con Lazzari che sostiene che c'è uno scollamento tra mondo politico e tecnico. I politici in effetti non sono presenti alla discussione: l'assessore comunale Andrea Dapretto, inviato da Cosolini a farne le veci, e l'assessore regionale Mariagrazia Santoro se ne sono andati dopo un breve intervento in mattinata. «La Regione ascolta poco, gli ordini professionali vengono sentiti ma non ascoltati», dice Ricatti. E i problemi rilevati da professionisti e imprese in tema di appalti pubblici sono sempre gli stessi: mancanza di certezza sui tempi, legislazione in continuo cambiamento e diversa di regione in regione, difficoltà per le Pmi ad accedere ai bandi, tendenza all'impiego delle gare al massimo ribasso, salite nel solo 2011 dal 79% all'85%, stando all'Osservatorio dei Lavori pubblici della Regione.

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