Pugni e minacce a moglie e suoceri, arrestato
In cella per maltrattamenti e sequestro di persona un 23enne kosovaro. Oggi il confronto con il pm

È finito in carcere Flamur Berisha, 23 anni, lo stalker originario del Kosovo che in più occasioni ha picchiato non solo la moglie, ma anche i suoceri, una coppia di quarantenni triestini. Il giovane sarà interrogato oggi dal pm Federico Frezza. Con lui l’avvocato Andrea Cavazzini.
Berisha è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare del gip Giorgio Nicoli per una serie di maltrattamenti avvenuti nell’ultimo anno. Ha sequestrato e picchiato senza pietà la ex moglie in svariate occasioni. Ma prima di chiuderla in casa l’ha anche trascinata per i capelli per tutto l’appartamento.
Nello scorso luglio l’uomo è stato condannato a un anno di reclusione per la vicenda degli suoceri. Li ha puniti picchiandoli perché si opponevano alla sua relazione con la figlia. Relazione dalla quale l’altra estate era nato anche un bambino. E forse pure per questo motivo il padre della moglie aveva anche ritirato la querela sporta nei confronti del genero persecutore, minaccioso e soprattutto violento.
A pronunciare la sentenza al termine del processo celebrato con rito abbreviato era stata il giudice Laura Barresi, che aveva ridotto a poco più della metà le richieste del pm Pietro Montrone. Riguardo questo procedimento la lista degli episodi è lunghissima. Lo stesso giudice nelle motivazioni della sentenza depositata ha sottolineato la gravità della condotta persecutoria ai danni della famiglia d’origine della moglie. Una volta aveva sferrato a suo suocero un pugno talmente forte che gli aveva provocato uno svenimento e la frattura della mandibola. Dopo la condanna Flamur Berisha è tornato all’attacco. Tant’è che il pm Frezza ha chiesto e ottenuto (dopo un supplemento di indagine conseguente a un diniego) la nuova misura cautelare.
Il motivo principale è che la vittima da qualche mese è costretta a vivere nascosta. Perché, anche se in passato l’uomo è stato raggiunto da un provvedimento di divieto di avvicinamento, non ne ha tenuto conto. Al contrario ha continuato le sue persecuzioni. Si tratta - osserva in proposito il giudice Nicoli- di fatti gravi. Di cui è responsabile una persona che ha dimostrato un atteggiamento di spregio per l’osservanza delle prescrizioni che gli sono state imposte. Da qui l’arresto con la detenzione in carcere.
(c.b.)
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