QUANTO COSTA ABOLIRE LO SCALONE
Il puzzle delle pensioni non è ancora composto, tanto che è difficile capire quale immagine verrà rappresentata, se e quando tutti i pezzi saranno sistemati. Ma già qualche particolare del quadro comincia a delinearsi in modo più chiaro pur se rimangono aspetti importanti da incastonare. Al tavolo del negoziato tra Governo e parti sociali, per ora, pare acquisito che aumenteranno le pensioni più basse attraverso un'erogazione una tantum a settembre (se il relativo decreto legge sarà convertito nei termini) a cui subentrerebbe un assegno di circa 40 euro mensili. Non sono ancora chiari (quanto meno all'opinione pubblica) due elementi cruciali dell'operazione: quali (in merito a quanti si è parlato di oltre duemilioni) saranno i beneficiari e quali i requisiti reddituali richiesti per accedervi.
Migliorerà anche il criterio dell'indicizzazione automatica delle pensioni rispetto all'andamento del costo della vita, nel senso che sarà elevata la fascia di copertura al 100%. Per quanto riguarda i giovani, il Governo ha speso molte parole, non sempre comprovate dai comportamenti concreti. A loro favore, sono stati destinati 600 milioni provenienti dal ”tesoretto” allo scopo di ampliare i casi di contribuzione figurativa e di rafforzare, di conseguenza, le loro posizioni previdenziali, molto frastagliale per effetto della discontinuità dell'impiego. È senza dubbio un intento lodevole, ma insufficiente a superare altri motivi di preoccupazione. Saranno infatti i giovani iscritti alla Gestione separata presso l'Inps a finanziare, con un ulteriore inasprimento di un'aliquota contributiva già stressata in sede di Finanziaria, a compensare parte dei minori risparmi derivanti dalla revisione (ormai è cosa certa anche se non è ancora definito come l'operazione avverrà) del c.d. scalone.
Si dice che un'aliquota di finanziamento più elevata fino al 27% consentirebbe di erogare a suo tempo pensioni più elevate ai giovani di oggi inchiodati al modello contributivo. Ciò è vero solo in teoria, perché il maggior gettito incamerato dalla Gestione separata (la quale nel 2007 avrà un saldo attivo di 6,8 miliardi di euro) non resta a disposizione degli iscritti, ma viene usato dall'Inps per far fronte ai disavanzi delle gestioni deficitarie. I collaboratori, pertanto, pagando di più. accumuleranno solo dei crediti maggiori nei confronti del sistema: crediti che saranno onorati dalle generazioni attive nel futuro, quando i contribuenti di oggi saranno i pensionati di domani. Ma non un solo euro incassato oggi si presenterà all'appuntamento di domani, perché sarà stato speso nel momento stessi in cui è entrato nelle casse dell'Inps. C'è da chiedersi allora - purtroppo nessuno lo fa - se sia veramente equo incrementare a dismisura il prelievo contributivo di lavoratori che - quando va bene - guadagnano 15mila euro lordi l'anno.
Persistere su questa via significa soltanto perdere dei posi di lavoro. Non a caso l'Inps stima che nel 2007 vi saranno 80mila iscritti in meno alla Gestione separata. Si parla altresì di un ritocco del 10% all'indennità di disoccupazione: un po' poco come riforma degli ammortizzatori sociali. Ma il clou del negoziato riguarda il superamento del c.d. scalone. Sembra acquisito che, dall'anno prossimo, si potrà andare in quiescenza per anzianità con 58 anni di età e non con 60 come stabilito nella legge del 2004. Cosa succederà, invece, dal 2010 è ancora oggetto di una discussione che si intreccia in una rete logorante di rapporti: tra il Governo e la sua composita maggioranza (non si è ancora spenta l'eco della lettera dei quattro ministri dell'ultrasinistra); tra l'Esecutivo e i sindacati; tra le confederazioni al loro interno e tra queste ultime e le formazioni rossoverdi da sempre tentate di fare concorrenza nei a Cgil, Cisl e Uil. C'è solo da augurarsi che prevalga il buon senso: se anche si è deciso di lo scalone, non bisogna rinunciare a raggiungere, magari in un tempo più lungo, i medesimi obiettivi di elevazione dell'età pensionabile previsti dalla riforma del 2004.
Il costo dell'operazione è lì a ricordare che la calcolatrice non va messa da parte. Se si vuole, come sembra probabile, iniziare da 58 anni (anziché 60) l'anno prossimo, bisognerà reperire - per il periodo compreso tra il 2008 e il 2016 - risorse a copertura per dieci miliardi di euro (che si ridurrebbero a 2,5 miliardi se il piede di partenza fosse portato a 59 anni). Se poi la soluzione fosse quella di prendere a riferimento, dal 2010, il criterio di 40 anni di anzianità contributiva, al di sopra e ad di sotto del quale introdurre un sistema di incentivi e disincentivi, ad essere penalizzati sarebbero proprio le giovani generazioni che non riusciranno mai ad acquisire un requisito contributivo tanto elevato.
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